martedì 23 luglio 2013

Recensione: "Sabbie mobili" di Rita Parisi.

Non sono solita accostarmi a romanzi che trattano temi forti e delicati al tempo stesso. Mi ripeto sempre di non possedere la maturità necessaria per leggere quel genere di romanzo che ti fa riflettere sulla vita e sugli ostacoli che molte persone devono superare per raggiungere la felicità. Per questo motivo mi sono avvicinata con cautela e anche un po’ di timore al romanzo di cui vi parlerò. 
Sabbie mobili, scritto dall’autrice Rita Parisi e pubblicato dalla Butterfly Edizioni, è l’introspettivo viaggio di una donna attraverso la vita, i sogni e le perdite che ha subito. È forte e dolce al tempo stesso e, personalmente, trovo che sia molto toccante. Quel tipo di romanzo che ti fa arrivare all’ultima pagina con un sorriso amaro sulle labbra.  

Autore: Rita Parisi
Titolo: Sabbie mobili
Casa editrice: Butterfly Edizioni
Collana: Tracce
Pagine: 128
Prezzo: € 11,00
Formato: Brossura

Il primo ricordo che Chiara conserva di suo padre è un canotto verde e azzurro, una giornata al mare, la paura e l'emozione dell'imparare a nuotare; sullo sfondo, come in una fotografia, il volto austero di sua madre. Molti anni dopo, Chiara è su un treno per Trieste, adesso che la scoperta della sua sterilità, la depressione e i tradimenti hanno distrutto il matrimonio con Marco e che tutta la sua vita si è accartocciata come un foglio vecchio. E lì, sul treno, Chiara lascia scorrere i ricordi come un film dietro il finestrino per poi ritrovare, tra di essi, l'atroce verità che le ha cambiato la vita. Sabbie mobili è la fotografia di un'assenza, il ritratto in chiaroscuro di due madri mancate e di un amore segreto. La scrittura vellutata di Rita Parisi sa accarezzare con delicatezza temi scottanti come la sterilità e la depressione ed è, al tempo stesso, il fil rouge che lega i destini dei protagonisti nel loro fatale rincontrarsi e perdersi nel tempo.

La mia opinione

Fin dall’infanzia, Chiara è sempre stata solitaria e malinconica. Molte volte si isolava in un mondo tutto suo e poche persone riuscivano a strapparle un sorriso. La tata che l’ha cresciuta e il padre che lei ha sempre amato profondamente.
Chiara non ha mai avuto una vita facile. Si è sempre sentita respinta dalla madre che anteponeva gli impegni di lavoro alla sua unica figlia e questo ha sortito nella bambina –e, in seguito, nella donna- un effetto distruttivo.
Chiara ha conosciuto l’amore. Dopo la laurea ha incontrato l’uomo che presto sarebbe diventato suo marito e, in seguito, il padre dei suoi figli.
Ma la vita ci insegna che molte volte le cose vanno come non ci aspettavamo, è sempre tutto un insieme di infinite sorprese. A volte positive, a volte negative.

Leggendo questo romanzo, mi sono spesso fermata a riflettere su l’effetto che avrebbero avuto su di me gli avvenimenti che hanno sconvolto la protagonista.
Fin da bambine, veniamo accostate a qualcosa che solo quando cresciamo riusciamo a capire. Le bambine giocano con le bambole, le cullano e le nutrono come se fossero loro figlie. Veniamo avvicinate alla maternità attraverso i giochi. Cresciamo, molte volte senza neppure rendercene conto, con l’idea che prima o poi diventeremo mogli e madri. Anche quelle donne che all’apparenza si sentono ben lontane da quell’universo popolato da pappine e pannolini, prima o poi vi si avvicinano, anche solo con il pensiero.
Siamo nate per essere madri, il famoso “istinto materno” parla chiaro. E, anche se le donne sono consapevoli di quanto sia doloroso mettere al mondo un figlio, lo fanno ugualmente.
E quando questo diventa impossibile, gli effetti sono devastanti.

“Mi sento defraudata di un diritto, di un dono contenuto nel DNA di ogni donna. Voglio anch’io ingrassare fino a non vedermi più i piedi, voglio soffrire i dolori del parto, essere femmina al cento per cento. Voglio la coccarda sotto il portone, stare sveglia alle cinque del mattino per allattare, voglio la depressione post partum e gli ormoni ballerini. 
Voglio mio figlio.”

È questo ciò che Chiara desidera con tutte le sue forze. Lei sposa l’uomo che ama e si aspetta di condividere con lui la gioia di creare una nuova vita.  Per questo motivo, quando le viene detto che non potrà mai diventare madre, cade in una profonda depressione. Chiara si chiude in se stessa, sopraffatta dalla sua personale tragedia e mettendo il suo dolore davanti a tutto e tutti, davanti perfino a suo marito.


 “Chi soffre diventa sempre egoista. Chi soffre non si cura degli altri, è come una corrente che trascina giù ogni cosa che incontra sul proprio cammino, senza pietà. Senza preoccuparsi di quello che travolge e distrugge.”

Chiara però ha dentro di sé la forza di reagire. Dopo che suo marito  decide di andare via di casa e dopo diverse sedute con il suo analista, la donna decide di riprendere in mano la propria vita. Ricomincia a curarsi del suo aspetto esteriore e corre a riprendersi quell’uomo del quale è profondamente innamorata. La sofferenza e il dolore sono delle piaghe che porterà sempre con sé, ma capisce di non essere l’unica persona distrutta in quel rapporto. Anche Marco soffre nel vederla in quello stato e capendo di non avere più una moglie. Chiara, sopraffatta dal proprio dolore, non si curava degli effetti che la sua depressione aveva avuto su suo marito. Grazie alla ritrovata forza, Chiara ricomincia a vivere. Lascia il suo lavoro di avvocato e si occupa della casa e del marito. Ma le spiacevoli sorprese sono dietro l’angolo. La donna scopre infatti che il marito la tradisce, lo vede con i suoi stessi occhi e decide di andare via di casa per poi fare nuovamente pace con l’uomo e scoprire una verità scioccante sulla sua famiglia e la sua stessa nascita.
Questo romanzo rappresenta il toccante viaggio -fisico e introspettivo- di una donna alle prese con delle verità dolorose e con il cambiamento di una vita che era riuscita a costruire e che è stata distrutta senza che lei avesse avuto modo di impedirlo. Mentre ripensa al passato, Chiara è seduta su un treno diretto a Trieste, ma il vero viaggio si svolge dentro di sé.
Ho molto apprezzato come siano stati trattati temi delicati come la sterilità, il tradimento e la depressione. La scrittura di Rita Parisi è molto delicata e rispettosa nei confronti di temi che vanno trattati con cautela e riguardo. Leggere questo romanzo è stato come aprire gli occhi. Essendo molto giovane, non avevo mai pensato cosa rappresentasse la sterilità per una donna e l’autrice mi ha avvicinato a una realtà che purtroppo molte coppie vivono giorno dopo giorno.


Consiglio questo romanzo?
Assolutamente sì. Lo consiglio a chi desidera accostarsi a una realtà dura e difficile da sopportare, alle sofferenze di una donna che subisce ma che riesce a rialzarsi dopo ogni colpo che le è stato inferto dal destino e dalle persone che la circondano. Mi piace la forza di questa donna che –anche se a volte si lascia andare e si lascia sopraffare dal dolore- resta comunque determinata e trova sempre il modo per rimettersi in sesto.



5 commenti:

  1. Mmmm non è il mio genere, di solito evito questi libri, però riconosco che la trama non è affatto male e 4 stelline (rose) è davvero buono..

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    1. Non è neppure il mio genere, ma questo mi è piaciuto così tanto che l'ho divorato. Chissà, forse sto crescendo, miracolo! XD

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Hey, ciao, perdonate il mio repentino cambio d'argomento, ma ho deciso di premiare il vostro blog, quando potete passate da me a ritirare il premio ;) http://dreaming-reading.blogspot.it/2013/07/il-primo-premio-del-blog-liebster-blog.html

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    2. Accidenti, ci saremmo aspettate di tutto, ma un premio proprio no! Grazie mille, passiamo subito a ritirarlo *-*

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