martedì 19 febbraio 2019

Review party: "Grip" di Kennedy Ryan

Amici gufetti, non vedevo l’ora di scrivere questa recensione. Sono davvero felice di essere qui, davanti alla pagina bianca di word, a parlarvi di ben due libri che mi hanno emozionata e che sono riusciti a farmi riflettere molto.
Grazie alle organizzatrici di questo review party, oggi ho la possibilità di parlarvi del nuovo romanzo di Kennedy Ryan. Grip, titolo che riprende il soprannome del protagonista maschile, è molto più di un romanzo d’amore. È la storia di una società, di una comunità, di pregiudizio e di rivalsa sociale. Il tutto racchiuso in una canzone che, vi dirò tra poco, vale molto più di quanto si potrebbe pensare.
SPOILER: sarà una recensione abbastanza lunga perché, in effetti, questa non sarà solo una recensione.

Titolo: Grip
Autore: Kennedy Ryan
Serie: Grip #1
Editore: Hope Edizioni
Genere: Music romance
Uscita: 14 Febbraio 2019
Pagine: 392
Prezzo: 4,99€
Shop: Amazon

Opporsi a una forza irrefrenabile ti sfinisce e ti svuota.
Lo so.
L’ho fatto per anni.
Posso anche non essere dotata a livello musicale, ma ho un certo fiuto per il talento e ho occhio per lo straordinario.
E Marlon James, Grip per i suoi fan, è a dir poco straordinario.
Anni fa, abbiamo trascorso qualche magica serata insieme, ma tengo quei ricordi in un cassetto chiuso, di cui ho gettato via la chiave.
Tutto ciò che ci resta sono l’amicizia e il lavoro.
Lui è all’apice di un successo inimmaginabile, tutti i suoi sogni sono pronti a diventare realtà.
Io gestisco la sua carriera, ma non riesco a gestire il mio cuore.
È sfrenato, avventato e disobbediente.
E mi ricorda tutte le cose che voglio dimenticare.
Sono trascorsi otto anni dagli avvenimenti di Flow, la novella che ci ha fatto conoscere Grip e Bristol. Ci siamo innamorati di loro alla prima pagina, al primo incontro, la prima volta che i loro sguardi si sono incrociati in aeroporto.
In questo primo capitolo, invece, soffriamo. Tanto.
Bristol e Grip.
Grip e Bristol.
Sono sempre loro, vittime di un amore che li svuota e li riempie. Complici di quello stesso sentimento che non riescono a controllare. Caparbietà, forza, paura e coraggio si incontrano tra le pagine di questo romanzo, facendoci provare gioia e dolore, dandoci poco alla volta quello che desideriamo. Perché la storia di questi due ragazzi non è facile, per loro non è così semplice abbandonare ogni remora e lasciarsi andare. Hanno sofferto entrambi, prima di conoscersi. E continuano a farlo, anche se adesso sono cresciuti e hanno le spalle più larghe.

Essere Marlon James non è semplice.
Essere Grip non è da meno.
Essere Bristol Gray è addirittura un trauma.
Essere Bristol e Grip? Insieme? Una tragedia!

Perché Bristol è cresciuta nel magico mondo fatato e ricco dell’Upper East Side. Abbiamo visto tutti Gossip Girl, vero? Sappiamo tutti cosa succede nell’Upper East Side, no? L’ambiente, le persone, il cliché dei quartieri alti popolati da manipolatori senza sentimenti e dediti solo a soldi e potere.

Perché Grip è cresciuto a Compton, California.
La cittadina a sud di Los Angeles è nota per essere la città nella quale sono nate le prime vere bande di strada, le famigerate gang. Le più famose del territorio? I Bloods e i Crips, proprio le due gang nominante di frequente all’interno di questo romanzo. Esistono davvero, gente, e fanno una gran paura. Apprezzo molto il tocco realistico che l’autrice ha dato a questo libro, perché quello che leggiamo tra le pagine di questo romanzo è tutto vero.
È vero che ci sono due colori, rosso per i Bloods e blu per i Crips; è vero che devi stare attento ai colori che hai addosso in base alla zona della città nella quale ti trovi; è vero che queste due gang sono in guerra da anni ed è vero, soprattutto, che la gente muore tra le strade di Compton.
Un’altra delle cose che rende Compton la città perfetta per questo romanzo? Il rap e in generale la cultura hip-hop. È considerata la città natale del Gangsta rap, genere derivato dal rap e che si manifesta attraverso dei testi molto violenti. È famoso per i suoi testi pieni di misoginia, omofobia, e per i continui riferimenti al crimine –da qui il nome gangsta rap- al sesso, alla droga e alle armi. Però, se ci soffermiamo a pensare a questi testi, possiamo leggere tra le righe una sorta di denuncia sociale. E su questo tornerò tra poco, perché è un argomento importante ed è quello che fa muovere la storia di Grip e il romanzo stesso. Potrebbe non sembrare, ma in realtà è proprio così.

Il mondo dei bianchi al quale appartiene Bristol e quello dei neri di Grip.
Non mi è mai piaciuto fare differenze tra bianchi e neri, ma è pur vero che negli Stati Uniti vige ancora una sorta differenziazione che divide la popolazione in due distinte fazioni. E possiamo vederlo benissimo proprio in questo libro.
Abbiamo i bianchi, che sono da sempre i privilegiati, i fortunati. E poi ci sono i neri, quelli che vengono fermati per strada dalla polizia senz’alcun motivo, quelli presi nei campetti di basket e costretti a stare seduti sul marciapiede con le mani dietro la schiena e le manette ai polsi per degli improvvisati controlli di routine, quelli che vengono fermati dalla polizia se guidano un’auto “da bianchi”, da ricchi. Perché i neri –soprattutto in una realtà come Compton- sono sospetti se guidano un’auto da centomila dollari. In effetti sono sospetti anche se portano ai piedi le Air Jordan o se hanno una bicicletta nuova di pacca, se hanno l’ultimo modello di Ipod o un cellulare che vale più di trecento dollari. Perché sono neri. Punto. A molti poliziotti basta poco per perquisirti in mezzo alla strada, senza neppure darti una motivazione.

Adesso starete pensando che io sia contro la polizia e non è così.
Io sono come Grip, voglio le cose giuste. Perché la famiglia di Grip è stata rovinata dal crimine, dalle gang, dalle guerre tra bande rivali e da quelle contro la polizia. Però è anche vero che Grip è un bravo ragazzo, è onesto ed è anche un gran lavoratore, è il tipo di ragazzo che ogni genitore vorrebbe per la propria figlia –forse a eccezione dei genitori di Bristol, ma quella è gente strana-, è una persona limpida e buona. È il tipo di persona che vuole cambiare le cose, che vuole fare la cosa giusta e che riesce a distinguere il bene dal male. Perché non tutti i poliziotti sono degli stronzi che ti tirano fuori dalla macchina e ti perquisiscono solo perché sei nero, non tutti i poliziotti ti trattano come un criminale solo per il colore della tua pelle. I poliziotti sono anche quelli onesti che vogliono fare la differenza, come suo cugino Greg. E poi ci sono anche i civili che della criminalità e delle gang non vogliono saperne proprio nulla. Persone come Ms Mittie –la madre di Grip- che ha educato il figlio all’onestà e che l’ha spinto verso la poesia, l’istruzione e il sogno di un futuro migliore. Dentro lo stesso contesto riusciamo a vedere tante sfaccettature, tanti volti e tante storie e ho amato questo libro soprattutto per questo.

Grip è uno dei pochi romance che mi ha attirata e ammaliata prima di tutto per il senso profondo dei suoi messaggi, solo dopo arriva la storia d’amore. 
Perché la storia di Bristol e Grip nasce proprio da questo, dalle persone che gli danno la vita.
Prima di continuare, vi faccio un appello: se vorrete leggere Grip, prendete prima la novella. È consigliato leggere prima quella, perché in effetti sarebbe difficile capire Grip per intero senza aver prima letto Flow. Vi lascio il link QUI.

Nella novella, Grip spiega a Bristol diverse cose sul rap. Da momento di aggregazione e di divertimento delle comunità afroamericane, alla fine degli anni Ottanta ha assunto il grande compito di fare denuncia sociale. È diventato un mezzo della comunità afroamericana e si è esteso ad altri ambienti, altri contesti. 
È stato in quegli anni che i “bianchi” hanno conosciuto il rap e se ne sono innamorati.
Conosciamo tutti la storia di Tupac e Notorious Big, no? La faida che li ha visti protagonisti ha interessato una grossa fetta di popolazione americana, soprattutto in ambito rap. Ma non solo, non solo il rap. Perché è vero che è nato tutto nell’ambiente musicale, però è anche vero che quando si tirano fuori le armi… ci finisci dentro anche se non hai mai ascoltato un pezzo rap. Le sparatorie per strada, i proiettili vaganti… l’intera nazione è rimasta coinvolta nella faida tra East Coast e West Coast. Perché? Perché la gente ha finito con lo spararsi per strada. Era finito il tempo in cui le discussioni si risolvevano a colpi di freestyle sul palco o in sala di registrazione. Tutto è diventato ancora più reale, più tangibile. Per tutti.

A ogni modo, credo che per capire a fondo la storia di Grip e della sua musica, dei suoi sogni e della vita che ha vissuto, sia necessario conoscere. Dobbiamo conoscere la comunità afroamericana –soprattutto nel contesto di Compton o basterebbe anche Chicago, chiamata Chiraq proprio a causa dei morti provocati dalle guerre tra gang- e dobbiamo aprire youtube e imparare a conoscere il rap. E per conoscere a fondo la seconda, dobbiamo necessariamente studiare la prima. E credo sia chiaro che noi, italiani e bianchi e per certi versi privilegiati, non riusciremo mai a capire a fondo e in modo completo il rap. Almeno, non quello che esula dalla solita solfa sesso-puttane-droga.

Per capire questo libro, bisogna conoscere quello che c’è dietro. Perché, come dice Grip, il vero rap non è solo soldi, donne, droga e armi. Il rap, quello che Grip sente suo, è la lotta sociale. Quella stessa lotta sociale in rima esplosa nel 1989 grazie al film “Fai la cosa giusta” di Spike Lee.
Pensando a Grip e alla sua Bruise, la mia mente torna a Fight the power dei Public Enemy, proprio la colonna sonora del film di Lee. Grip non canta contro la polizia in generale, perché sa che non è essa il vero nemico.
Grip canta la paura che lui e i ragazzi come lui provano nei confronti dei poliziotti che vedono nei neri solo dei criminali da umiliare e maltrattare; canta questo eterno senso di emarginazione che la cultura afroamericana prova sulla propria pelle ogni giorno. Perché sì, sarà anche vero che in America hanno avuto persino il presidente nero, ma il problema della comunità nera mica si è risolto. Ancora oggi, ragazzi neri disarmati vengono fermati e uccisi per strada da poliziotti pieni di pregiudizio e odio. Perché, se è vero che non si è ancora capito che non tutti i poliziotti sono degli stronzi che si nascondono dietro il distintivo per fare le peggiori porcate, è anche vero che non tutti i neri sono dei criminali da arrestare. O peggio, da ammazzare o massacrare di botte per strada mentre sono inermi, innocenti e disarmati.   
E credo proprio che questo libro, scritto da un’autrice bianca, non sarebbe stato la stessa cosa. Non avrebbe avuto la stessa impronta realistica, non sarebbe avuto la stessa profondità. E non avrebbe mostrato il reale orgoglio di coloro che si chiamano tra di loro “fratelli neri”. Perché, alla fine, credo che in un libro forte come Grip sia necessario anche questo, il conoscere una piccola parte di società proprio attraverso le parole dei personaggi.

Perché mi soffermo così tanto sul rap?
Perché è una delle prime cose che unisce –e, per certi sensi divide- Grip e Bristol. Perché sono due persone molto diverse, arrivate da contesti diversi, che si incontrano e si completano. Perché se Bristol è una bianca privilegiata, è anche vero che è una ragazza alla continua ricerca di amore e approvazione. Perché nessuno le ha mai dato l’unica cosa che ha sempre desiderato. Nessuno le ha mai mostrato affetto o quell’amore incondizionato che ogni figlio dovrebbe ricevere dai genitori. Bristol è sola, si sente così soprattutto a causa di una famiglia che l’ha sempre ignorata. E Grip è lì per lei, perché lui ha sempre ricevuto amore dalla madre. E non contempla un mondo nel quale una madre non ami il proprio figlio.
Grip e Bristol sono le due facce della stessa medaglia. Sono diversi, ma anche molto simili. Sono forti e fragili allo stesso tempo. Però è anche vero che insieme sono una bomba. Il loro amore? È duraturo, fedele, sincero e onesto. È quel tipo di amore che resiste a tutto. Al tempo e ai terzi incomodi, alle incomprensioni e al pregiudizio. 

Leggendo questo libro, ho pianto. Molto. E mi sono arrabbiata tantissimo. Ero sul piede di guerra a ogni pagina, avrei voluto prendere Bristol a testate più o meno ogni due righe e non so come faccia a essere ancora viva. Io, mica lei. Ho sofferto talmente tanto per quei due!
Credo proprio che, dopo la lettura di Grip, persino Grey’s Anatomy mi sembrerà una passeggiata. E, nonostante tutta la sofferenza, il cuore che si stringeva e si faceva in mille pezzi, questo romanzo l’ho amato. In modo sincero e profondo. E ho amato i due protagonisti, dall’inizio alla fine. Sì, anche se avrei preso Bristol a calci. Ma non capire questa ragazza sarebbe impossibile. Anche se vorresti urlarle “corri a prenderti il tuo Grip, scema!”, capisci anche per quale ragione lei sia tanto restia a lasciarsi andare al sentimento che la travolge. E poi è impossibile non notare l’attrazione che li coinvolge. Quei due si attraggono e si respingono con la stessa intensità. E, quando finalmente si lasciano andare, è un’esplosione di sensualità, sentimento e poesia. Perché sì, sono focosi, ma sono anche molto poetici. Sono meravigliosi ed è davvero bello scorrere le pagine e riempirsi il cuore di loro due.

E poi, amici, questo libro è scritto e tradotto così bene! Ho amato lo stile fluido ma poetico, la poesia la fa da padrone in ogni attimo senza però appesantire il tutto. Leggere questo libro è come camminare su una nuvola. E ora vorrei dire una cosa sul titolo. Per carità, adoro che si chiami Grip perché ormai questo ragazzone è diventato mio amico, stasera andrò persino alla cena della domenica dalla sua mamma –mi sono autoinvitata, ovvio- però credo che il titolo perfetto per questo romanzo sarebbe stato Bruise. Leggendo il testo della canzone –SPOILER, c’è davvero il testo della canzone nel libro- mi sono resa conto che non parla solo della strada e dei poliziotti, ma anche della storia di Grip e Bristol. Dopo aver letto l’ultimo verso, sono rimasta in silenzio per un po’. Ho spento il Kindle e ho riflettuto. Penso che questo libro offra molti spunti di riflessione, anche se si tratta di un romance. Perché sì, anche i romance possono essere profondi, toccanti e pieni di spunti di riflessione, eh! 
E questo libro ne è il chiaro esempio.

Leggetelo, per capire un po’ di più una problematica che, ancora oggi, divide un Paese enorme come gli Stati Uniti. Leggetelo anche se non è la classica storia d’amore; leggetelo anche se dentro non ci troverete solo il percorso dei due protagonisti al fine di stare insieme, anche se non ci sono solo baci, attrazione e sesso. Non mi sbilancio spesso, ma oggi voglio dirlo: questo libro è bello e vale la pena iniziare un’avventura tra le sue pagine. Vale tutti i soldi che costa… e sì, anche di più.
Come sempre, ringrazio le organizzatrici di questo review party e vi invito a leggere le recensioni delle mie “colleghe di party”, che di sicuro non sono noiose come la mia. Sul serio, ho appena riletto questa recensione e mi sono urlata da sola “ma basta, oh!”. E però dovevo scriverla, il cuore non puoi mica fermarlo.

Se siete arrivati a leggere fino a qui, allora significa che meritate un monumento. Avete una pazienza infinita! E vi invito a seguirci qui sul blog, così da restare sempre aggiornati sui nostri post.
Un grande abbraccio!


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