giovedì 8 febbraio 2018

Review: Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood

Ciao a tutti, amici! A Dreaming Land è approdato un romanzo che mi ha rapita dalla prima all’ultima pagina, un libro ben scritto e con un forte messaggio. Voglio parlarvi di “Il racconto dell’ancella”, scritto da Margaret Atwood negli anni Ottanta, eppure ancora oggi molto attuale. In effetti, trovo che sia più attuale oggi rispetto a quando è stato scritto. L’autrice è una nota femminista, ed è sempre attenta alla condizione della donna, per questo ho inserito questo romanzo nel punto 15 della Reading Challenge: un libro sul femminismo. Trovo che questo romanzo in particolare spieghi nel modo giusto, anche se si tratta di una storia inventata, il modo in cui la donna viene vista un po’ dappertutto.

Autore: Margaret Atwood
Titolo: Il racconto dell’ancella
Casa editrice: Ponte alle grazie
Prezzo: €16,80
Voto: 5/5
Sinossi:
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono diventati uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza all’élite dominante. Il regime nonoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri, e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione.


La mia opinione
Proviamo un po’ a pensare ai continui botta e risposta tra Trump e il dittatore della Corea del Nord, quei due folli minacciano di schiacciare bottoni con la stessa facilità con la quale mia madre minaccia di svuotarmi la libreria. Ora proviamo a immaginare cos’accadrebbe se quelle minacce diventassero realtà. Una guerra nucleale, radiazioni che colpiscono i sopravvissuti, sterilità e malattie genetiche che minano non solo la natalità, ma anche la sopravvivenza del genere umano.
In questo romanzo, Margaret Atwood ha immaginato un mondo in cui il nucleare ha portato più danni che benefici e nel quale le radiazioni hanno reso sterile la maggior parte della popolazione. Gli Stati Uniti non esistono più, al suo posto si è instaurata una repubblica oligarchica a base teocratica, Galaad, che si basa quasi in tutto sui passi biblici. Uno degli esempi più seguiti, forse quello più seguito in assoluto, riguarda la storia di Giacobbe e Rachele, la quale non poteva dare un figlio al marito e gli ha quindi offerto la propria schiava come incubatrice umana. Questo è ciò che accade alle poche donne ancora fertili a Galaad. Ognuna di esse, chiamate ancelle, viene assegnata alla casa di un uomo benestante e importante nella società gaaladiana (i Comandanti) e costrette a subire rapporti sessuali cerimoniali al fine di concepire. Il tutto, alla presenza della Moglie, una donna ritenuta non fertile e sposata con il Comandante. In sostanza, l’ancella deve partorire un bambino che poi verrà cresciuto dal comandante e da sua moglie. L’ancella non ha voce in capitolo, non è madre, non è nulla. È solo il mezzo per arrivare allo scopo.
Mi ha profondamente colpito questo romanzo proprio per il ruolo della donna in questa distopica società. Ci sono le Mogli, ci sono le Ancelle, ci sono le Zie (che preparano le ragazze alla loro esistenza di ancelle) e ci sono le Marte, donne non più fertili che vengono “utilizzate” come domestiche. E poi ci sono le Nondonne, non più fertili o troppo vecchie per svolgere i lavori più umili, che vengono mandate nelle colonie per smaltire i rifiuti tossici o direttamente eliminate. E vengono eliminati anche coloro che si ribellano a questa sorta di società, chi commette altri generi di reati, i medici e chi non ha ancora abbandonato la sua precedente confessione religiosa (quindi anche preti, suore…).
In questa società si perdono quelle libertà che noi oggi diamo per scontate. La libertà di leggere (perché la lettura è libertà), la libertà di scrivere, la libertà di opinione e di stampa, la libertà di scelta e persino quella di amare. Queste donne non sono nulla, solo soggetti che vengono utilizzati per scopi diversi, senza più un’identità. Protagonista del romanzo è Difred, un’ancella assegnata alla casa di un Comandante, al fine di dargli un figlio. E proprio attraverso il suo racconto, scopriamo la storia di quest’immaginario universo. Le ancelle perdono persino l’identità, non hanno più un nome. Ho provato, durante la lettura, a immaginare come mi sentissi se smettessi all’improvviso di essere Alessia per diventare Ditizioacaso. Anche il mio nome, che io ritengo un diritto inalienabile (perché tutti abbiamo diritto a un nome) non c’è più. Perderei la mia identità, il mio io, il mio essere una persona.
Eppure Difred, nonostante abbiano provato a farle il lavaggio del cervello, non rinuncia alla donna che è stata un tempo. Ricorda la sua vita, i suoi amici, le persone che ha amato e che ha perduto. Attraverso la sua voce abbiamo modo di conoscere non solo il presente, ma anche il passato, siamo lì nell’esatto momento in cui tutto è cambiato. Il passato e il presente si intrecciano, i ricordi sono amari ma piacevoli, sono i ricordi di una donna che in silenzio continua a lottare. Non può parlare, ma sono i suoi ricordi la sua vera e unica arma. Queste donne, dopo aver perso ogni cosa, è come se si distaccassero dalla realtà. Difred non lo fa, lei lascia una traccia di sé nel mondo, e lo fa attraverso quella cosa che Galaad ha cercato di toglierle per sempre: la voce. È possibile percepire, attraverso le pagine di questo romanzo, il senso di oppressione provato da Difred, il suo desiderio di rivincita. Non è una protagonista totalmente buona, in lei è possibile sentire le silenziose urla di orrore, il senso di smarrimento, l’odio profondo che prova per i mostri che l’hanno allontanata dalla sua famiglia. 
L'unica cosa che mi ha lasciata un po' perplessa è l'assenza di una versione digitale per e-book reader. Pensavo di poter comprare l'ebook su Amazon, e invece ho trovato solo la versione cartacea che è anche piuttosto cara. I libri della Atwood, purtroppo, qui in Italia sembrano dei piccoli gioielli. Spero che rifaranno le edizioni economiche (come ha fatto qualche anno fa la casa editrice Tea) perché leggere i libri di quest'autrice sta diventando una missione impossibile.
Da questo romanzo è stata tratta una serie televisiva che ha sbancato sia agli Emmy che ai Golden Globes. Ho solo guardato il primo episodio e sono corsa  prendere il libro, ma ho intenzione di recuperarla quanto prima.

Consiglio questo romanzo?

Sarei una folle se non lo facessi. Credo che sia uno di quei libri che andrebbero letti a prescindere dal genere che prediligiamo, perché ci dà modo di pensare a quello che è realmente la società, e ci fa riflettere su un problema reale e molto attuale. La condizione della donna, sebbene nel corso dei secoli si sia riusciti a ottenere diversi risultati, resta comunque in un certo senso irrisolta. Leggere libri come questo ci dà la possibilità di riflettere e capire, ed è necessario farlo.

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