Dolcissimi lettori, cosa fare quando un
romanzo ti prende così profondamente da rendere difficile persino il parlarne?
Spero di essere in grado di trasmettere
quello che “16 ottobre 1943” ha
significato per me, quanto l’abbia amato e per certi versi sentito mio. È come
se fosse capitato nel momento giusto. Mi sono spesso lamentata perché non
riuscivo più ad appassionarmi a una storia, sembrava quasi difficile trovare
qualcosa che avesse al suo interno l’amore tormentato e proibito, la passione,
l’introspezione, la vita vera. Invece mi sono dovuta ricredere, un romanzo del
genere esiste: ci pensi sempre, anche quando dovresti studiare, lavorare o
frequentare le lezioni. I personaggi ti entrano dentro e la storia la vivi in
prima persona.
D’accordo, mi sto dilungando troppo. Vi
lascio alla recensione, sperando di trovare le parole che al momento mi
mancano.
Titolo: 16 Ottobre 1943
Editore: Self publishing
Genere: Dark historical romance
Prezzo: 0,99€ /15,08€
Data di uscita: 30 Novembre 2018
Serie: Damned Soldiers Series
Voto:
La mia vita comincia a Roma in un elegante palazzo di fronte al Circo Massimo nel 1926, ma trova compimento il 16 ottobre del 1943 al Portico D’Ottavia, nel ghetto di Roma. Non scordatevi questa data. È il giorno in cui l’esistenza così come la conoscevo è terminata per sempre. È il giorno in cui l’anima di un’ebrea ha smarrito i confini nel vuoto denso di sangue di un nazista.
Io sono Dalia Algranati. Sono quell’ebrea. Lui è Christian Shlesinger. Ed è quel sangue.
La mia vita comincia nel 1924 fra i boschi della Baviera, viene spezzata sei anni dopo nello stesso luogo per poi frammentarsi ancora in Italia il sedici ottobre del 1943 al ghetto ebraico di Roma. Vorrei scordare questa data, ma non posso. È il giorno in cui la guerra del mondo è divenuta aspra battaglia nel mio corpo. È il giorno in cui il sangue di un’ebrea ha colmato di veleno le vene di un nazista.
“Sedici Ottobre 1943” è un historical dark romance autoconclusivo che narra la storia di Dalia. Fa parte della “Damned Soldiers Series”. Per il forte impatto emotivo delle vicende narrate, che fanno riferimento ai terribili eventi accaduti durante la seconda guerra mondiale, si consiglia la lettura ad un pubblico adulto e consapevole. Nel romanzo sono contenute scene violente e situazioni inquietanti che potrebbero turbare il lettore.
Diversamente da quanto ho fatto fino a
questo momento, non ho intenzione di parlarvi delle vicende, non voglio
togliervi il piacere di scoprire quali colpi di scena vi attenderanno durante
la lettura. In questa recensione voglio soffermarmi sulle emozioni che ho
provato e sul motivo per cui “16 ottobre
1943” è diventato uno dei miei preferiti.
“La domanda che mi sono posta nel libro è stata
questa: quanto la Storia influisce sull’amore? Che cosa sarebbe stato di
Christian e Dalia se la Storia dei grandi non avesse dato luogo al terribile
mostro della Shoah?
E poi: sono sempre i grandi i colpevoli? O anche i
piccoli avrebbero potuto fare qualcosa?”
Chi mi conosce sa che non amo
particolarmente la storia, anche se ne sono affascinata. Purtroppo a scuola me
l’hanno fatta odiare, ma amavo quando si organizzavano le gite nei luoghi toccati
dalla storia, perché la vivevo a livello emozionale. Ecco, “16 ottobre 1943” ha significato questo
per me. Ho letto diversi romanzi storici che non mi hanno catturata, forse
perché mi è sempre sembrato di leggere un manuale scolastico con informazioni
inserite senza cognizione di causa. Nel romanzo di JD Hurt, invece, ho
respirato la storia e l’ho vissuta attraverso le canzoncine che cantava il
piccolo Joele, attraverso i dialoghi e le descrizioni così minuziose e accurate
da avermi dato la sensazione di trovarmi proprio nella Roma di quel periodo. Si
nota quanto l’autrice si sia documentata, quante ricerche abbia fatto, magari
visitando di persona determinati posti, tipo il ghetto. Ammiro molto gli autori
che sanno di cosa scrivono, che si documentano e mi fanno appassionare alla
loro passione. Insomma, questa scrittrice ha fatto il miracolo (almeno con me).
“Questo è un romanzo d’amore, guerra, riscatto. Ma anche
oscurità.
La storia di Christian e Dalia è oscura.
Perché sono diversi.
Perché sono nemici.”
Oltre alla storia, troviamo altri due
protagonisti di tutto rispetto: l’ebrea Dalia Algranati e il nazista Christian
Schlesinger. Mi sono innamorata della loro personalità, dei loro pregi e ancor
più dei difetti.
Credo sia stata una mossa vincente
quella di scrivere i capitoli con punti di vista alternati, perché il lettore
ha modo di capire cosa pensano i due personaggi e di assistere alla loro lotta
interiore e alla crescita. Il loro è un amore proibito, qualcosa che non può
esistere in quel periodo storico perché non è possibile che il carnefice si
innamori della vittima e mandi al diavolo il credo che fino a quel momento ha
mosso la sua vita. Christian è diviso tra il dovere che ha nei confronti della
nazione alla quale appartiene e la morale, il cuore. Come può la razza ebrea,
che ha causato tanto dolore alla sua famiglia, avere il potere di confonderlo e
fargli mettere in dubbio le certezze che ha avuto fino a quel momento?
“[…] Questo è un mondo di avvoltoi sanguinari,
piccolo fiore ebreo. Non puoi chiedere aiuto a nessuno. Chiedimi scusa Dalia, e
ti lascerò andare. Tutto si risolverà. Ti perdonerò per gli insulti che mi hai
scagliato di fronte ad un mio sottoposto. Sarò buono con te. Sarò superiore
come la mia razza prevede. Mostrami che sei davvero un angelo giudeo, come
sostengono i tuoi amici. Sono certo che non hai la stoffa per impersonare il
diavolo. Oppure vuoi diventare il mio diavolo personale? Qual è il tuo segreto?”
“Impara la lezione più dura, Dalia. I mostri non
muoiono mai, persino quando li ammazzi. Rimangono vivi nei ricordi. Puoi solo
uccidere la paura che ti incutono. Io ne so qualcosa.”
Dalia è la malattia ma anche la cura di
Christian, è come se lo aiutasse a ricongiungersi con il lato umano che lui ha
cercato di soffocare per sopravvivere. Lo riporta alla vita, ma lo uccide al
tempo stesso. È una protagonista meravigliosa, mossa dalla giustizia e così
coraggiosa da aver catturato non solo l’attenzione del nazista, ma anche la
mia. I loro scontri verbali mi hanno tenuta incollata al libro, così come gli
incontri avvenuti di nascosto e le parole quasi dolci che ogni tanto si
scambiavano.
Il volere ma non potere mi ha sempre
affascinata e in questo romanzo ce n’è tanto! La storia ha dato loro ruoli ben
precisi, ma è stato bello leggere di come a volte i due fossero soltanto Dalia
e Christian.
“Ti voglio oltre il mio credo politico che per me è
la vita stessa”
Indimenticabili sono anche i personaggi
secondari, in particolare Ariel e Falko, dei quali non vedo l’ora di leggere
nel prossimo libro della serie. Falko mi aveva già conquistata con il suo
parlare apparentemente senza senso, ma che un senso lo aveva nel profondo. Ha dei
segreti, le sue parole sono ambigue, le sue azioni lo sono. Sono sicura che nel
suo romanzo saprà catturarmi come ha già fatto Christian.
Passiamo adesso allo stile dell’autrice,
altra nota positiva che mi ha sorpresa non poco. Ci credete se vi dico che non
c’è una sola pagina in cui non abbia sottolineato qualcosa? JD Hurt scrive
poesia. È riuscita a essere poetica anche mentre descriveva scene crude. Il suo
è uno stile ricercato e raffinato; con metafore stupende è riuscita a
raccontare una storia difficile, trasmettendo in ogni momento mille emozioni
diverse. Oltre alla poesia, anche la grammatica è perfetta. Tutto ciò per dire
che non ha sbagliato in nulla.
“16 ottobre 1943” è un romanzo che,
durante e dopo la lettura, ti fa pensare: “avrei voluto scriverlo io!”, o “ma
non esiste, da qualche parte nel mondo, un Christian per me? Che si esprime
allo stesso modo del personaggio nel romanzo?”.
Consiglio questo romanzo? Secondo voi?
CERTO! Anzi, correte a leggerlo perché vi cambierà la vita. Sono sempre stata
convinta che ogni romanzo, in un certo modo, ti cambia e ti arricchisce. Quello
di JD Hurt mi ha annientata per poi riportarmi alla vita con qualche
consapevolezza in più, magari anche con qualche conoscenza in più sulla storia
e sul significato di alcune frasi e parole. Ecco perché lo custodirò come un
bene prezioso.
“Ed io sento tutto. L’istante che non avrò mai, l’amore
che non proverò, i genitori che non rivedrò. La vita che non vivrò. E questo
tutto si veste di un niente che assume ogni sfumatura del dolore.”
E voi? Siete curiosi di leggere “16
ottobre 1943”? Vi assicuro che, nonostante la trama possa sembrare qualcosa di
già sentito, non ha assolutamente nulla a che fare con altri romanzi dello
stesso genere. Per me è un gradino più in alto. E adesso non perderò di vista
questa autrice, anzi recupererò gli altri romanzi che non ho letto in attesa di
avere tra le mani il secondo libro della serie “Damned Soldiers”.
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