sabato 28 settembre 2013

Recensione: Hunger Games, la trilogia di Suzanne Collins.

Buongiorno a tutti e felici Hunger Games
E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore.

Finito il periodaccio degli esami, ho finalmente avuto il tempo di scrivere una recensione cui tengo particolarmente, anche se si è rivelata piuttosto difficile. In un periodo di estrema tensione, cosa potrebbe mai essere più rilassante di un bel libro?
Magari un distopico Young Adult.
Magari tre, proprio quei romanzi che hanno appassionato milioni di lettori in tutto il mondo.
Sto parlando di Hunger Games, la trilogia creata dalla scrittrice americana Suzanne Collins e pubblicata in Italia da Mondadori. 


In un imprecisato futuro dove il Nord America è stato sostituito dallo stato di Panem, ogni anno 24 ragazzi vengono mandati a combattere per la sopravvivenza.
Lo stato di Panem è suddiviso in dodici distretti che rendono conto ad un’unica città, Capitol City. A causa di una passata rivolta che portò alla distruzione del Distretto 13, ogni anno –per non far dimenticare ai vari distretti che Capitol City è sempre più forte di loro- ogni distretto è costretto a sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che andranno nella capitale per partecipare agli Hunger Games: letteralmente “giochi della fame”, nel quale i partecipanti devono uccidersi a vicenda con l’unico scopo di divertire il superficiale e appariscente pubblico di Capitol City.

--- Attenzione SPOILER ---

Si avvicina il momento della mietitura e, come ogni anno, Katniss Everdeen è preoccupata per la sua sorte. I 74esimi Hunger Games sono alle porte e la sua sorellina Prim ha appena compiuto 12 anni, quindi rischia di essere sorteggiata alla mietitura. Ciò, incredibilmente, accade e Katniss si offre volontaria come tributo per salvare la vita della sorella. Insieme a lei viene mandato agli Hunger Games anche Peeta Mellark, il figlio del fornaio. Il ragazzo del pane! Peeta! Okay, la smetto di fargirlizzare… ho perfino gli occhi a cuoricino!
Peeta è un ragazzo biondo e robusto che non ha mai rivolto la parola a Katniss ma che, in silenzio, l’ha aiutata quando nessun’altro lo aveva fatto. Ho già detto quanto adoro Peeta?
I due ragazzi vendono condotti da Effie –la donna che li ha sorteggiati- sul treno che li condurrà a Capitol City dove, prima di essere catapultati nell’arena, svolgeranno un breve addestramento.
Sul treno, Katniss e Peeta fanno la conoscenza di Haimitch Abenathy –adoro anche lui, sì!- l’unico del Distretto 12 ad aver vinto gli Hunger Games e ad essere ancora in vita. Haimitch sarà il loro mentore, colui che preparerà i due ragazzi e che li aiuterà quando loro saranno nell’arena attraverso gli sponsor.
Dopo pochi giorni hanno ufficialmente inizio i 74esimi Hunger Games e Peeta e Katniss –che in teoria dovrebbero combattere l’uno contro l’altra- vengono invece conosciuti come gli “Innamorati sventurati del Distretto 12”, in quanto Peeta in un intervista ha dichiarato di essere innamorato di Katniss.
E credo che il mio fangirling inarrestabile sia cominciato proprio da quel “Perché lei è venuta qui insieme a me”. E la storia continua  nel secondo romanzo -La ragazza di fuoco- con la fine degli Hunger Games e il ritorno di Katniss e Peeta al Distretto 12, ma di certo i problemi non sono finiti. Katniss ha commesso un gesto che gli organizzatori degli Hunger Games non hanno tollerato. Ha sfidato l’autorità di Capitol City e del presidente Snow che –per ricordare che il suo potere è nettamente superiore a quello dei distretti e delle varie rivolte che si sono venute a creare- fa in modo che i 75esimi Hunger Games saranno ancora più cruenti e difficili. I due vincitori, dopo il Tour della Vittoria attraverso i dodici distretti, conducono una vita agiata e non rischiano più di vivere di stenti. Il problema arriva quando viene annunciato che i prossimi Hunger Games, l’edizione della memoria, vedranno protagonisti i vincitori delle edizioni precedenti. Perché neppure i vincitori sono invincibili ed è questo che Capitol City vuole dimostrare. Essendo rimasti in vita solo tre vincitori del Distretto 12, Katniss sa per certo di dover tornare nell’arena. E Peeta sicuramente non la lascerà andare da sola. Tornano così a Capitol City, nuovamente pronti a mettersi in gioco, questa volta però intenzionati a proteggere e a far vincere l’altro.
Il terzo romanzo -Il canto della rivolta- invece non vede protagonisti gli Hunger Games, ma la rivolta dei vari distretti e la scoperta che il 13 non è stato distrutto ma che, invece, sta ordendo la rivolta finale contro Capitol City al fine di deporre il presidente Snow e instaurare un nuovo governo. Katniss diventa così la Ghiandaia Imitatrice, il simbolo della rivolta e della lotta per la libertà. E, causa scatenante della mia disperazione, per buona parte del libro Peeta non c’è!  

Sinceramente, non riesco neppure a ricordate i motivi che mi avevano trattenuta dal leggere questa stupenda saga. E ammetto anche di aver deciso di prendere i libri solo dopo aver visto il film. È stata la prima volta che ho letto un libro solo dopo aver visto il film e, contrariamente a quanto mi ero aspettata, è stata un’esperienza piacevole. Solitamente quando guardo un film tratto da un libro che ho già letto, non riesco mai a godermelo perché lo paragono sempre al libro. In questo nuovo –almeno per me- modo, non sono rimasta delusa, in quanto il libro ha arricchito quelle scene che mi erano tanto piaciute nel film. E, ovviamente, dopo aver visto Jennifer Lawrence scoccare frecce a destra e manca, sono corsa a leggere tutta la trilogia che ho trovato assolutamente stupenda e geniale.

Hunger Games non è solo una saga per ragazzi. In esso è possibile trovare forza, dignità, determinazione, coraggio, intelligenza, desiderio di rivalsa e di reagire contro la dittatura e i soprusi che questa causa. Perché gli abitanti dei vari distretti non hanno la libertà di esprimersi e di contestare un governo che li tiene costantemente sorvegliati e sotto attacco. Vivono continuamente nel terrore di essere attaccati e di subire lo stesso destino dell’ormai distrutto Distretto 13. E, come se questo non fosse sufficiente, Capitol City ricorda loro ogni anno, che si ribella viene distrutto e per questo –per dimostrare che può decidere della vita di tutti i cittadini- costringe 24 ragazzini a vivere di stenti e a uccidersi a vicenda.

I personaggi, molto diversi tra loro, sono descritti in maniera eccellente. Sebbene i romanzi siano scritti in prima persona –e quindi dal punto di vista di Katniss- possiamo ben conoscere anche gli altri. In special modo, possiamo conoscere i due ragazzi della sua vita. Gale, il suo migliore amico da quando lei aveva solo 12 anni; e Peeta, entrato per caso nella sua vita e che, pian piano, ne diventa una parte importantissima.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Hunger Games non parla solo della storia d’amore tra due ragazzi. L’elemento romantico è solo uno dei punti che Suzanne Collins tratta nella sua saga. Molte volte, immersa nella lettura, dimenticavo perfino che ci fosse un elemento romantico. Katniss, almeno nel primo romanzo, non è minimamente interessata a Gale o Peeta in senso romantico. Il primo è il suo amico e compagno di caccia e il secondo è solo il ragazzo del pane (quanto mi piace dirlo!), quello stesso ragazzo prima nemico e successivamente alleato. In Hunger Games, la cosa più importante è restare vivi. E la storia d’amore -almeno nel primo romanzo- è praticamente inesistente, visto che Katniss neppure ci pensa ad avere un ragazzo! L’amore però si riesce a respirare in ogni pagina, in ogni riga. L’amore che la protagonista prova per la sorellina, al punto di arrivare a sacrificarsi per salvarle la vita e l’amore che Peeta prova per Katniss, un amore nato quando erano ancora giovanissimi. Peeta è rimasto incantato dalla ragazza quando avevano entrambi cinque anni e lei portava ancora due trecce anziché una. Lui è rimasto incantato dalla sua voce, quando Katniss ha cantato una canzone a scuola. Questa parte, quella nella quale Peeta racconta il primo incontro con Katniss, mi ha emozionata e intenerita. È stato come ascoltare il racconto di un bambino, di un ragazzo e di un adulto insieme. C’era la meraviglia del bambino, il ricordo del ragazzo e la consapevolezza dell’adulto. Non si è ancora capito che lo adoro, vero?

Oltre ai personaggi, che ho adorato dal primo all’ultimo, è proprio la storia ad avermi catturata. Suzanne Collins è riuscita a mescolare tanti elementi e a creare una saga avvincente ed emozionante, con scene cruente che si accostano a quelle dolci. Non saprei se consigliare questa trilogia a un ragazzino di dieci anni, per via di alcuni elementi forti e violenti, ma vi sono degli elementi che ci fanno riflettere. E imparare a pensare non ha mai fatto male a nessuno. Vi è un’allegoria di fondo che porta avanti tutta la trama. Noi che –per fortuna- non abbiamo vai vissuto sotto dittatura, la sperimentiamo con gli occhi di Katniss. La vediamo nelle figure dei Pacificatori e nella mietitura. Vediamo cos’accade a coloro che si ribellano e leggiamo la paura nei pensieri di Katniss.
Forse, se li avessi letti qualche anno fa, questi romanzi mi sarebbero sembrati romanzi e basta. Una bella storia su due ragazzi che cercano di sopravvivere in un gioco pericoloso e che creano un rapporto che forse potrebbe far sbocciare un amore. Purtroppo –per voi, eh, visto che sembro un fiume in piena mentre ne parlo- l’ho letto adesso e questo mi ha portato a vedere cose che, magari, a quindici anni non avrei notato.
Bisogna avere una mente davvero geniale per creare una storia simile, tanto complessa e originale. Non a caso la trilogia Hunger Games ha aperto le porte a tante altre autrici che scrivono sulla scia della Collins. Sicuramente leggerò altri romanzi di questo genere, sperando siano belli come questi.  

Consiglio questa trilogia?
Direi proprio di sì, assolutamente  Io stessa li ho riletti tre volte ciascuno e ancora non mi hanno stancata. A ogni rilettura scorgo particolari che prima non avevo notato e questo non fa altro che farmi innamorare della saga ancora e ancora. La consiglio ai ragazzi, in quanto è piena di azione, avvincente e la scrittura molto scorrevole. È una lettura veloce, adatta proprio a chi desidera immergersi in una storia senza incorrere in uno stile troppo complesso e ricercato. E la consiglio anche agli adulti, cosicché possano vedere il mondo attraverso gli occhi di un’adolescente che è stata costretta a perdere la sua infanzia e a crescere troppo in fretta.
E consiglio di leggere questa saga anche per Peeta, ovviamente.
Okay, adesso la smetto di parlare di lui, lo giuro!

Quindi cari amici, se non avete ancora letto questa geniale saga, correte in libreria! E se l'avete già letta... rileggetela ed esplodete insieme a me!
Alla prossima recensione! 
Per le immagini grazie alla bravissima ϟ Badwolf. 

Trilogia di Hunger Games:
- Hunger Games (The Hunger Games, 2008)
- La ragazza di fuoco (Catching Fire, 2009)
- Il canto della rivolta (Mockingjay, 2010)


4 commenti:

  1. Risposte
    1. Io pure *-* ho così tanti libri da leggere che non riesco nemmeno a trovare il tempo di farlo!

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  2. devo ancora leggerli, mi vergogno un sacco :(

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  3. troppe bella questa saga e molto originale

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