Amici,
finalmente ce l’ho fatta!
Dopo aver superato un tragico blocco del lettore, eccomi qui con una recensione che non vedevo l’ora di pubblicare.
Qualche settimana fa, qui sul blog vi ho segnalato l’uscita di un romanzo pubblicato da un’autrice che nel panorama self è piuttosto conosciuta. Si tratta di Puncher, l’ultimo gioiellino di Connie Furnari.
Devo ammettere che, rispetto agli altri suoi scritti, Puncher mi ha appassionata un po’ meno, ma questo non significa che non mi sia piaciuto. L’ho letto in due giorni e l’ho trovato un po’ diverso rispetto agli altri, però nel complesso è riuscito a emozionarmi e a farmi sorridere… e a farmi anche tanto arrabbiare.
Quelle stupide del teatro, grrrrrrrr!
Dopo aver superato un tragico blocco del lettore, eccomi qui con una recensione che non vedevo l’ora di pubblicare.
Qualche settimana fa, qui sul blog vi ho segnalato l’uscita di un romanzo pubblicato da un’autrice che nel panorama self è piuttosto conosciuta. Si tratta di Puncher, l’ultimo gioiellino di Connie Furnari.
Devo ammettere che, rispetto agli altri suoi scritti, Puncher mi ha appassionata un po’ meno, ma questo non significa che non mi sia piaciuto. L’ho letto in due giorni e l’ho trovato un po’ diverso rispetto agli altri, però nel complesso è riuscito a emozionarmi e a farmi sorridere… e a farmi anche tanto arrabbiare.
Quelle stupide del teatro, grrrrrrrr!
Autore:
Connie Furnari
Titolo: Puncher
Casa editrice: Self published
Pagine: 145
Prezzo: € 1,17
Voto:
Titolo: Puncher
Casa editrice: Self published
Pagine: 145
Prezzo: € 1,17
Voto:
Trama:
Per aiutare il padre malato di cuore, dopo aver lasciato il college, April si vede costretta a lavorare nell’attività di famiglia, un’officina meccanica nel Queens.
Il suo più grande sogno è diventare attrice, sperando così di dare un senso alla propria vita, e magari guadagnare per fare curare il padre in strutture adeguate.
La sua occasione arriva quando, a causa di circostanze impreviste, viene scelta per interpretare Jo March in una rappresentazione teatrale di Piccole Donne a Manhattan, organizzata dalla famosa compagnia Lancelot, diretta dall’affascinante Edward Tucker, il quale sembra fin da subito provare un evidente interesse per lei.
Ma l’ambiente del teatro e del cinema non è come April si aspettava: ben presto, comprende che dovrà lottare assiduamente, per non soccombere all’invidia degli altri membri della compagnia teatrale.
Per caso conosce Joe, e ne rimane affascinata: un ragazzo cresciuto nel Bronx, ribelle e determinato, che si allena nella palestra vicino alla sede Lancelot, sperando di diventare un pugile professionista.
Tra April e Joe nasce una forte amicizia, e cominciano a sostenersi a vicenda, per realizzare ognuno il proprio sogno. Quando capiscono di provare qualcosa l’uno per l’altra, si scontrano con la dura realtà, e la loro passionale storia d’amore viene intralciata dall’ambiente teatrale, pieno di raccomandazioni e ingiustizie, e quello corrotto e duro della boxe.
La mia opinione
April
è una giovane donna che ha dovuto abbandonare gli studi per prendersi cura del
padre malato di cuore. Lo sostituisce nell’officina di famiglia, rinunciando
così al suo sogno di diventare un’attrice. La prima cosa che mi piace di lei:
non è una di quelle ragazze perfettine che vanno nel panico quando si scheggia
un’unghia.
Joe è una promessa della boxe. Sarà che quello sport mi è sempre piaciuto… ma ho adorato questo ragazzo, anche nei suoi attacchi di rabbia. L’ho trovato molto vero, molto reale. Pregi e difetti che si mescolano, rendendolo una persona della quale ci si può fidare e con la quale si può immaginare qualcosa di serio e duraturo.
Joe è una promessa della boxe. Sarà che quello sport mi è sempre piaciuto… ma ho adorato questo ragazzo, anche nei suoi attacchi di rabbia. L’ho trovato molto vero, molto reale. Pregi e difetti che si mescolano, rendendolo una persona della quale ci si può fidare e con la quale si può immaginare qualcosa di serio e duraturo.
Ama
il suo lavoro e lotta per realizzare i propri sogni. È un bravo ragazzo, molto
buono e forse anche troppo ingenuo. Si fida di persone che lo sfruttano, che
vedono in lui solo un modo per far soldi. Questa sua ingenuità, anche se a
volte l’ho trovata un po’ fastidiosa –al punto che avrei tanto voluto prenderlo
a pugni per farlo rinsavire, ma poi lui avrebbe preso a pugni me e… no, grazie-
nel complesso lo rende un personaggio davvero adorabile.
E parliamo adesso dell’ambiente del teatro!
Che nel mondo dello sport ci sia molta competizione è risaputo. In fondo lo sport si basa proprio sulla competizione, si gareggia per vincere. Quella stronzata dell’importante è partecipare è, appunto, una stronzata. Almeno per quanto riguarda l’ambiente agonistico. Avete mai visto Tyson contento dopo aver perso? Tanto l’importante era aver partecipato!
Il problema arriva quando tutto questa competizione si trova in un ambiente che dovrebbe essere molto tranquillo. Il teatro è arte, è passione, è emozione. La competizione che April ha trovato in quell’ambiente, è subito sfociata in un antagonismo che ha avuto risvolti davvero discutibili.
Partiamo dal fatto che April ha deciso di darsi una possibilità. Il suo sogno è quello di recitare, di diventare un’attrice. Si è presentata a un provino ed è stata il suo essere tanto diversa dalle altre ragazze presenti a farle ottenere la parte della protagonista. Una Jo March molto moderna, a tratti lo è forse anche troppo. Essendo io una lettrice molto distratta, non ho ben capito se la storia rappresentata fosse ambientata nell’epoca originale narrata dalla Alcott o ai giorni nostri. Ad ogni modo, una Jo che si siede a cavalcioni sulla sedia è un’immagine molto interessante, non mi è dispiaciuta per niente.
Tralasciando la Jo cavalcatrice di sedie, è stato il comportamento delle altre attrici a farmi salire il sangue al cervello. E c’è stato il rischio che me lo facessero esplodere. Povero cervello inutilizzato, volevano farmelo fuori!
April ha a che fare con ragazze che sono una più arpia dell’altra. Farebbero qualsiasi cosa per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissate, anche vendere il proprio corpo al primo produttore che passa. Il problema si presenta quando a togliere loro la possibilità di interpretare la protagonista, è una ragazza che a fare quelle porcherie per arrivare in cima non ci pensa proprio. Ho molto apprezzato il fatto che April non ci abbia pensato minimamente a vendersi.
E parliamo adesso dell’ambiente del teatro!
Che nel mondo dello sport ci sia molta competizione è risaputo. In fondo lo sport si basa proprio sulla competizione, si gareggia per vincere. Quella stronzata dell’importante è partecipare è, appunto, una stronzata. Almeno per quanto riguarda l’ambiente agonistico. Avete mai visto Tyson contento dopo aver perso? Tanto l’importante era aver partecipato!
Il problema arriva quando tutto questa competizione si trova in un ambiente che dovrebbe essere molto tranquillo. Il teatro è arte, è passione, è emozione. La competizione che April ha trovato in quell’ambiente, è subito sfociata in un antagonismo che ha avuto risvolti davvero discutibili.
Partiamo dal fatto che April ha deciso di darsi una possibilità. Il suo sogno è quello di recitare, di diventare un’attrice. Si è presentata a un provino ed è stata il suo essere tanto diversa dalle altre ragazze presenti a farle ottenere la parte della protagonista. Una Jo March molto moderna, a tratti lo è forse anche troppo. Essendo io una lettrice molto distratta, non ho ben capito se la storia rappresentata fosse ambientata nell’epoca originale narrata dalla Alcott o ai giorni nostri. Ad ogni modo, una Jo che si siede a cavalcioni sulla sedia è un’immagine molto interessante, non mi è dispiaciuta per niente.
Tralasciando la Jo cavalcatrice di sedie, è stato il comportamento delle altre attrici a farmi salire il sangue al cervello. E c’è stato il rischio che me lo facessero esplodere. Povero cervello inutilizzato, volevano farmelo fuori!
April ha a che fare con ragazze che sono una più arpia dell’altra. Farebbero qualsiasi cosa per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissate, anche vendere il proprio corpo al primo produttore che passa. Il problema si presenta quando a togliere loro la possibilità di interpretare la protagonista, è una ragazza che a fare quelle porcherie per arrivare in cima non ci pensa proprio. Ho molto apprezzato il fatto che April non ci abbia pensato minimamente a vendersi.
Anche
questa volta, Connie Furnari è riuscita a tenermi incollata alle pagine e il
mio legame con questo romanzo si basa anche sul fatto che è stato il mio primo
acquisto sul Kindle. Quando il download era in corso, mi sentivo emozionata
come una bambina. Ci sono però alcuni elementi che mi hanno fatto un po’
storcere il naso, inducendomi a togliere un punto nella mia votazione.
Essendo un romance erotico (o si dice solo erotico senza romance?) sapevo che avrei trovato delle scene piuttosto spinte. Quando però leggo una storia d’amore tra due personaggi (in questo caso tra April e Joe) non mi piace proprio leggere scene di sesso tra uno dei protagonisti e un personaggio che con la coppia non c’entra proprio niente. Quindi, la scena con protagonista April e il suo ex, proprio non mi è piaciuta. Forse dovrei cominciare ad allargare un po’ le mie vedute, ma per adesso va così. Il triangolo non c’è, ma quella sveltina (si può dire sveltina?) iniziale non sono riuscita a digerirla. Per il resto, questo romanzo mi è piaciuto molto. È vero che ci sono molte scene di sesso, ma ormai mondo dei nostri giorni è costantemente bersagliato da riferimenti sessuali, quindi scandalizzarsi sarebbe inutile oltre che ridicolo. Due ragazzi si piacciono e vanno a letto insieme, non è nulla di eccezionalmente strano. Però non c’è solo quello. Qui si parla di due ragazzi che lottano per i propri sogni, senza rinunciare ai loro valori. April potrebbe fare come tutte le altre ragazze che frequentano il suo stesso teatro. Potrebbe usare il suo corpo per velocizzare l’ascesa nel mondo dello spettacolo, ma sa che in questo modo finirebbe col tradire se stessa. Idem Joe che potrebbe addentrarsi nel marcio che c’è in quasi tutti gli sport. Il doping, le scommesse, gli incontri venduti. Ma questi due ragazzi non fanno quel che fanno semplicemente per un compenso economico. È il loro sogno, la loro passione a guidarli e a spingerli a fare sempre meglio. L’autrice ha creato ancora una volta due personaggi davvero forti, ben costruiti e caratterizzati. E la storia, nonostante sia troppo breve (ci sono rimasta malissimo, volevo continuasse ancora!) è comunque riuscita a coinvolgermi, finendo persino col farmi scendere qualche lacrimuccia. Dovrei smettere di leggere romance, mi sta rendendo troppo sensibile!
Essendo un romance erotico (o si dice solo erotico senza romance?) sapevo che avrei trovato delle scene piuttosto spinte. Quando però leggo una storia d’amore tra due personaggi (in questo caso tra April e Joe) non mi piace proprio leggere scene di sesso tra uno dei protagonisti e un personaggio che con la coppia non c’entra proprio niente. Quindi, la scena con protagonista April e il suo ex, proprio non mi è piaciuta. Forse dovrei cominciare ad allargare un po’ le mie vedute, ma per adesso va così. Il triangolo non c’è, ma quella sveltina (si può dire sveltina?) iniziale non sono riuscita a digerirla. Per il resto, questo romanzo mi è piaciuto molto. È vero che ci sono molte scene di sesso, ma ormai mondo dei nostri giorni è costantemente bersagliato da riferimenti sessuali, quindi scandalizzarsi sarebbe inutile oltre che ridicolo. Due ragazzi si piacciono e vanno a letto insieme, non è nulla di eccezionalmente strano. Però non c’è solo quello. Qui si parla di due ragazzi che lottano per i propri sogni, senza rinunciare ai loro valori. April potrebbe fare come tutte le altre ragazze che frequentano il suo stesso teatro. Potrebbe usare il suo corpo per velocizzare l’ascesa nel mondo dello spettacolo, ma sa che in questo modo finirebbe col tradire se stessa. Idem Joe che potrebbe addentrarsi nel marcio che c’è in quasi tutti gli sport. Il doping, le scommesse, gli incontri venduti. Ma questi due ragazzi non fanno quel che fanno semplicemente per un compenso economico. È il loro sogno, la loro passione a guidarli e a spingerli a fare sempre meglio. L’autrice ha creato ancora una volta due personaggi davvero forti, ben costruiti e caratterizzati. E la storia, nonostante sia troppo breve (ci sono rimasta malissimo, volevo continuasse ancora!) è comunque riuscita a coinvolgermi, finendo persino col farmi scendere qualche lacrimuccia. Dovrei smettere di leggere romance, mi sta rendendo troppo sensibile!
Morale
della favola: avrei volentieri dato 5 punti, ma ne ho tolto uno per una serie
di motivi. Sono cattiva, che vogliamo farci?
1) Troppo breve! Ripeto, ci sono rimasta malissimo. Non ero ancora pronta a lasciare April e Joe, volevo leggere ancora di loro due, perdermi ancora nella loro storia e vedere anche un piccolo stralcio di futuro. Ecco, un epilogo ambientato qualche mese nel futuro mi avrebbe elettrizzata!
1) Troppo breve! Ripeto, ci sono rimasta malissimo. Non ero ancora pronta a lasciare April e Joe, volevo leggere ancora di loro due, perdermi ancora nella loro storia e vedere anche un piccolo stralcio di futuro. Ecco, un epilogo ambientato qualche mese nel futuro mi avrebbe elettrizzata!
2) La sveltina in garage. Ancora ci penso e digrigno i denti. Magari per chi è
abituato a questo genere non è una cosa eclatante, ma io sono una novellina
quindi ci sta che non mi sia andata a genio. Essendo un romance, avrei
preferito non leggere la parte di April con un altro. Anche se lei non
conosceva ancora Joe; anche se lei prima stava con l’altro e quindi era il suo
ragazzo ufficiale. Se la storia d’amore parla di Maria e Peppino, non voglio
leggere una scena di sesso molto dettagliata su Maria e Pasquale, ecco. Diciamo
che questo è un mio limite da lettrice.
3) Ho trovato un paio di refusi, ma bisogna tenere in conto che stiamo parlando di un romanzo autopubblicato nel quale gli unici occhi che controllano sono quelli dell'autrice. Quindi ci sta! Il problema si presenta quando ci sono più errori che parole scritte correttamente... e non è questo il caso.
3) Ho trovato un paio di refusi, ma bisogna tenere in conto che stiamo parlando di un romanzo autopubblicato nel quale gli unici occhi che controllano sono quelli dell'autrice. Quindi ci sta! Il problema si presenta quando ci sono più errori che parole scritte correttamente... e non è questo il caso.
Consiglio
questo libro?
Con
quattro punti su cinque, come potrei non consigliarlo? Personalmente l’ho
trovato molto fresco, nonostante alcune tematiche delicate, e anche molto
scorrevole. Lo si legge d’un fiato e, quando sono arrivata alla fine, mi sono
resa conto che mi aveva lasciato addosso una piacevole sensazione di
leggerezza. Prima c’era la rabbia, il desiderio di ammazzare un bel po’ di
personaggi e poi puff, era tutto sparito ed è rimasta solo la dolcezza e la
tranquillità.
4 cupcake. Adrenalinico, ma anche molto dolce. Un romanzo scorrevole e coinvolgente. Consigliato. |
Concludo
con due domande, la prima rivolta all’autrice, la seconda invece a tutti voi.
Connie,
c’è la possibilità di un seguito? Perché, sul serio, sono troppo curiosa!
Voglio sapere come sarà il futuro di April e Joe, voglio conoscerli meglio,
voglio immergermi ancora nella loro storia.
Amici
lettori, avete già letto Puncher? Vi è piaciuto? Avete intenzione di
acquistarlo? Fatemi sapere cosa ne pensate!
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