sabato 20 febbraio 2016

Recensione: "Le confessioni del cuore" di Colleen Hoover

Finalmente, dopo più di una settimana, sono riuscita a finire un libro che –come quasi tutti i fan italiani di Colleen Hoover- ho tanto aspettato.
Solitamente ho paura di leggere dei libri che stanziano nella mia wishlist per molto tempo, perché provo un forte senso di aspettativa e temo che quell’aspettativa venga delusa dalla lettura. Sono strana, lo so. E definirmi strana è anche parecchio riduttivo!        
Ad ogni modo, finalmente mi sono decisa a leggere “Le confessioni del cuore” e devo ammettere che quest’avventura Made in Hoover non è stata elettrizzante ed emozionante come tutte le altre. Come tutti i fan di questa straordinaria scrittrice, adoro qualsiasi cosa esca da quella penna benedetta, ma questa volta sono rimasta un po’ delusa. A cominciare dal titolo del libro. Ovviamente questa non è una “colpa” da imputare all’autrice, ma alla casa editrice italiana. Perché cambiarlo? “Confess”, titolo originale dell’opera, è perfetto così. È un invito a liberarsi di segreti che ad alta voce diventa quasi impossibile confessare. Basta una sola parola per dare un senso a un intero romanzo, non c’è bisogno di allungare il brodo. Capito, care CE italiane? Cercate di essere il più fedeli possibile ai titoli originali, altrimenti poi i cari fedeli lettori si arrabbiano… e si rischia che diventino un po’ meno fedeli.  Per non parlare della copertina. Quella originale esprime il vero messaggio del romanzo, racconta la trama ed è praticamente perfetta. La copertina italiana è praticamente identica a quella del romanzo di un’autrice nostrana. Sarà stata una svista da parte degli editori? 
A parte il fatto che utilizzare una foto già utilizzata per un altro libro è una cosa davvero patetica, mi domando: ma non pensate che i lettori potrebbero indignarsi o anche solo confondersi? E se mi scaldo tanto è solo perché questo non è un fattore isolato. Già in precedenza, Fanucci (notate qualche parentela tra Fanucci e Leggereditore?) aveva utilizzato foto già utilizzate da case editrici. Un esempio? Alla fine di questa recensione, voglio evitare di andare troppo fuori contesto. Quindi giù. Giù. Giù. Giù!

Autore: Colleen Hoover   
Titolo: Le confessioni del cuore 
Titolo originale: Confess  
Traduttore: Laura Liucci 
Casa editrice: Leggereditore       
Pagine: 280 
Prezzo: € 14,90       
Voto: 

Trama
A soli venti anni, Auburn Mason ha paura di aver perso ciò che aveva di più importante. Malgrado il dolore, le resta la voglia di lottare per rimettere sulla giusta strada un destino che sembra sfuggirle dalle mani, ma questa volta non dovrà esserci più spazio per errori e debolezze, tantomeno per l’amore.
Owen Gentry è l’enigmatico artista proprietario dello studio d’arte di Dallas presso cui Auburn ha trovato lavoro. È un giovane brillante, di talento, verso il quale Auburn sente fin da subito di provare un’attrazione speciale. A quanto pare, la vita le sta regalando un’altra occasione per lasciarsi andare e ascoltare il proprio cuore. Eppure c’è qualcosa che rischia di minacciare la ritrovata felicità, un segreto che Owen vorrebbe relegare nel proprio passato ma che torna prepotentemente a galla. Owen sa che l’unico modo per non perdere Auburn è condividere con lei ogni aspetto della sua vita, ma la verità, come le opere d’arte, si presta a interpretazioni contrastanti, e una confessione, talvolta, può essere più distruttiva di una menzogna...

La mia opinione

Come ogni romanzo della Hoover, anche Confess –perdonatemi, ma non riesco proprio ad accettare il titolo italiano- ha in sé romanticismo, desiderio di riscatto, ma anche molta sofferenza. E segreti. Perché in questo romanzo, a farla da padrone sono segreti inconfessati e inconfessabili. Auburn ha sofferto molto. Era solo una quindicenne quando il suo mondo è stato stravolto. Nonostante abbia appena l’età per entrare in un bar, Auburn ha vissuto più di molti suoi coetanei. Si trasferisce in un altro Stato per seguire il suo segreto inconfessabile e ha intenzione di risollevarsi, di alzare la testa dinnanzi alle ingiustizie delle quali è vittima. Contro gli adulti che la vedono ancora come una bambina e, forti di questo, tentano di continuare a prendere il sopravvento su di lei. Ed è per un caso fortuito che si ferma davanti alla porta di Owen. Una coincidenza. O forse è un segno del destino. Owen, un artista, un ragazzo cresciuto troppo in fretta. Proprio come lei. Sin dall’inizio, il ragazzo sembra conoscerla. Sembra che i due siano legati da un filo invisibile che qualcuno, però, cerca di tranciare di netto.
Come Auburn, anche Owen deve ogni giorno fare i conti con un passato doloroso e con le sue conseguenze. Forse, quello che l’autrice vuole far intendere ai suoi lettori, è che dal passato non si può fuggire. Però questo può essere un monito per vivere al meglio il presente e per crearsi un futuro degno di essere vissuto. Auburn, quasi per un fortuito caso del destino, si ferma davanti alla porta di Owen. La vetrina dello studio è tappezzata di foglietti, ognuno dei quali riporta una confessione. Da qui il titolo del libro. Le confessioni anonime che gli sconosciuti lasciano nello studio del ragazzo, diventano a loro volta dei quadri. Perché Owen è un artista particolare; non rappresenta sulla tela ciò che i suoi occhi vedono, ma ciò che percepisce quando legge le confessioni di persone che lui non conosce. I quadri di questo straordinario artista rappresentano i segreti più nascosti dell’animo umano. Una madre che non sa se riuscirà mai ad amare il proprio figlio; un tradimento; un torto subito che fa ancora male.
Il libro in un certo senso mi è piaciuto, si vede che è nato dalla mente di Colleen Hoover. E le opere dell’artista Danny O’Connor hanno contribuito a rendere ancora più reale, a rendere più tangibile la storia raccontata in questo romanzo. Particolarmente riuscita è l’idea dei bigliettini. È originale e non scade mai nel banale. Alla fine, credo che siano propri i bigliettini i veri protagonisti di tutta la vicenda. Sono loro che riescono ad attirare l’attenzione di Auburn e sono sempre loro che riescono ad avvicinare due persone che nella vita hanno sofferto davvero molto. E sempre le confessioni sono le muse ispiratrici dei quadri di Owen, oltre che i loro titoli. Perché quasi ogni tela che il ragazzo dipinge nasce dall’inconfessabile segreto di un perfetto sconosciuto. È come se Owen, ritraendo sulle sue tele i segreti delle persone, in qualche modo esorcizzasse le loro paure, li ringraziasse per la fiducia che loro gli hanno donato.  
Ci sono però degli elementi, in questo romanzo, che mi hanno fatto storcere il naso. A parte il fatto che i protagonisti sembrano innamorati già dopo un paio di giorni e questo non mi è molto piaciuto. Avrei preferito un rapporto che cresce piano piano, giorno dopo giorno. Ho avvertito un amore che nasce su basi praticamente inesistenti. Nasce dall’attrazione, ma la fiducia? Forse col tempo ho iniziato a pretendere troppo dai romanzi che leggo, però credo che in Confess manchi di qualcosa che invece ho trovato in Ugly love (anche qui, il titolo in italiano proprio non voglio menzionarlo). Ho letto quest’ultimo in una notte, mentre invece ci ho messo una settimana per terminare l’altro. Mancava di mordente, non mi ha fatto venire il desiderio di scoprire cosa sarebbe accaduto nelle pagine successive. È la prima volta che recensisco un libro di Colleen Hoover, quindi non ho mai messo nero su bianco ciò che i romanzi di quest’autrice mi hanno fatto provare. Nei romanzi precedenti c’era tutto ciò che desideravo trovare in un libro. Qui invece c’è solo un amore che sboccia troppo in fretta neppure si sa come e segreti che si intuiscono si dalle prime pagine. E c’è uno spirito di sacrificio che, però, non mi ha fatta rimanere col fiato sospeso. Owen e Auburn sacrificano la loro storia per qualcosa di più importante. Ma cosa c’è da sacrificare? Un amore impossibile che non ha neppure avuto il tempo di nascere.
La storia si articola in quattro luoghi. Il salone di parrucchiere in cui lavora Auburn, il suo appartamento, lo studio di Owen e l’appartamento di lui. I personaggi si contano sulle dita di una mano. E poi c’è la strada, percorsa innumerevoli volte dai due protagonisti. Solitamente i romanzi della Hoover riescono a catturarmi, a emozionarmi, a farmi piangere come una fontana rotta… questo mi ha solo fatto sperare che finisse presto. Forse sono un po’ cattiva, ma questa Hoover non mi è piaciuta. Lo stile è inconfondibile, riuscirei a riconoscere il suo modo di scrivere anche tra mille altri libri. Ma non ho trovato dei personaggi caratterizzati alla sua maniera. Ogni volta che leggo un suo romanzo, i personaggi diventano automaticamente miei amici. Soffro con loro; gioisco con loro. Owen e Auburn invece non sono riusciti a entrarmi nel cuore e questo mi dispiace moltissimo, perché la loro storia ha un grande potenziale che però non è stato esplorato a sufficienza. E, oltre tutto questo, a lasciami perplessa è l’età dei due. Sono giovanissimi e si comportano come se avessero quarant’anni a testa. È vero che sono stati costretti a crescere prima dei loro 
coetanei, sono stati costretti a farlo dalla vita che non è stata per niente benevola con loro, ma bisogna ricordare che hanno pur sempre vent’anni! Tornando allo spirito di sacrificio, ho invece apprezzato il modo in cui Auburn e Owen si siano sacrificati per la propria famiglia. Entrambi hanno rinunciato alla felicità e alla libertà. La prima per proteggere una persona indifesa che ha bisogno di lei, che vive di lei. Una persona alla quale la ragazza non potrà mai rinunciare, nonostante coloro che cercano di ostacolarla. Owen si è invece sacrificato per proteggere un uomo che, un giorno dopo l’altro, affonda sempre di più nel suo personale oceano di sofferenza. Si sacrifica per chi ha perso la voglia di vivere. Ho apprezzato molto questo lato dei due protagonisti, anche se non sono riuscita a conoscerli come avrei voluto. 
Mi è piaciuta molto la prima parte del romanzo, perché era riuscita a mettermi curiosità.
Arrivando però alla seconda parte, tutto ciò che riuscivo a scorgere era… una storia troppo affrettata, sentimenti che non trovavano una collocazione. In che modo Auburn si è innamorata di Owen? In che modo Owen si è innamorato di Auburn? Non è possibile che il loro legame sia diventato indissolubile in soli quattro giorni, perché si presuppone che in quattro giorni non si possa conoscere abbastanza da innamorarsene. È un legame acerbo, che ha bisogno di essere sondato e rafforzato. In così poco tempo va bene l’attrazione, l’amicizia –forse neppure quella, diciamo un principio di amicizia- ma non l’amore. Quello deve essere nutrito giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Per non parlare dei cosiddetti “cattivi”. Trovo davvero insensato che un uomo –perché Trey non è un ragazzo, ma un uomo- rischi la propria posizione, la propria libertà e la propria carriera per una ragazza.  Ho trovato davvero brutto –sì, proprio brutto- che abbia reso Trey un personaggio tanto negativo. All’inizio mi ero illusa che fosse il classico terzo incomodo all’interno di un triangolo amoroso, un tipo innocuo che alla fine riesce a trovare il proprio lieto fine con un’altra tizia. In realtà, questo tizio si rivela uno psicopatico al quale dovrebbero sequestrare pistola e distintivo, per poi sbatterlo in una cella. Si tratta di un soggetto pericoloso che usa la divisa per commettere reati. Si nasconde dietro a essa, come se questa potesse proteggerlo da qualsiasi cosa. Effrazione, furto, minacce e tentato stupro. Sono solo alcuni dei reati che commette questo essere che definire umano sarebbe un’offesa per i veri umani. A farmi schiumare di rabbia è stata la reazione di Auburn al suo comportamento. Ne ho le scatole piene di romanzi in cui le ragazze subiscono violenze e non denunciano!
E voi potreste dirmi: e tu perché li leggi?     
Allora io vi risponderei: e io che ne sapevo, quando ho comprato il libro, che la protagonista si sarebbe rivelata un’idiota?       
Perché sia chiaro, queste cose succedono ogni giorno nella vita reale e i libri –così come i film e i telefilm- oltre ad essere mezzi di evasione, dovrebbero in qualche modo educare. La scelta di Auburn è stata invece diseducativa. Non si tratta solo di un romanzetto rosa che si legge così, perché tanto abbiamo tempo da perdere e in qualche modo dobbiamo pur combattere la noia. No, ogni volta che leggiamo un libro, le parole ci entrano dentro e rimangono anche a distanza di anni.
La Hoover riesce sempre a trasmettere messaggi positivi, educativi, pieni di speranza. Riesce a risollevare il morale e a far capire quali sono le cose importanti per le quali lottare. In questo caso, non mi è piaciuto il messaggio che personalmente ho recepito: se a cercare di violentarti è un poliziotto, non perdere tempo a denunciare, perché appunto è un poliziotto e crederebbero a lui anziché a te. E proprio perché vuole proteggere il figlio, Auburn dovrebbe cercare in ogni modo di allontanarlo da un mostro del genere! La cosa importante per la quale lottare, nel caso della protagonista di questo romanzo, è se stessa. La propria dignità, il suo essere libera di scegliere, di dire no e di ribellarsi.
Quindi no, la cara Colleen stavolta ha toppato alla grande, almeno per quanto mi riguarda.
Forse la penso in questa maniera perché del libro non ci ho capito proprio un cavolo o perché il mio caratteraccio mi impone sempre di essere polemica, ma da una delle mie autrici preferite mi aspettavo di più. Spero tanto che il prossimo suo libro che leggerò riesca a prendermi come hanno fatto tutti gli altri, fatta eccezione della parentesi Confess.

Consiglio questo romanzo?
Ovviamente, trattandosi della Hoover, non posso non consigliarlo. È un’autrice davvero brava, che riesce a catturare dalla prima all’ultima pagina. Questo romanzo in particolare lo consiglio a chi desidera immergersi in una storia d’amore condita di sacrificio e un po’ di tristezza. Perché a noi non piace vincere facile, eh! Ad ogni modo, lo consiglio invece con qualche riserva alle lettrici che, come me, sono un po’ polemiche. Davvero ragazze, nella seconda parte del romanzo finireste per mangiarvi le unghie per il nervoso!

Voto: 3 cupcakes.
Molto carino, ma la Hoover ha fatto di meglio.
All’inizio di questo post vi avevo invitati a guardare giù… ed eccomi ancora qui. Dicevamo, Fanucci quale foto già utilizzata da un’altra casa editrice ha utilizzato per uno dei suoi libri? Però qui almeno hanno messo le lentine colorate e aggiunto l'eyeliner e la fatina. O è un angelo? xD

E quale stile è stato palesemente scopiazzato da una serie molto famosa giusto per seguire il filone editoriale tanto in voga in questi ultimi mesi? 

Ah già. 

Beh, vi auguro un weekend ricco di libri, serie tv e Nutella! 
Vi do appuntamento alla mia prossima polemica. Perché sì, non sono finite. 
A presto! 

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