Ciao
amici!
Capita
anche a voi di avere dozzine e dozzine di libri che attendono il loro turno
sullo scaffale, vero? E vi capita anche di guardarli, sospirare e accendere il
kindle?
Ecco, di
recente sta capitando anche a me. Ho moltissimi libri che aspettano di essere
letti, eppure continuo a leggere sul kindle. E poi non riesco più a spegnere
quel dannato (amato) aggeggio e continuo, continuo e continuo, fino a quando la
batteria si azzera e io mi ritrovo nel mondo reale dopo aver letto una mezza dozzina
di romanzi. Uno dei libri che questo mese mi ha fatto volare un po’ con la
fantasia è “Conquistare un highlander”, primo romanzo della serie Hot Highlanders
di Mary Wine.
Titolo: Conquistare
un highlander
Titolo
originale: To conquer a Highlander
Serie: Hot
Highlanders #1
Casa
editrice: Mondadori
Collana: I
romanzi extra passion
Prezzo: €
3,99
Voto:
Sinossi:
Quando
Torin McLeren scopre il tradimento che il capo del clan McBoyd ha ordito ai
danni del re di Scozia, decide di rapire sua figlia. Ma tenere con sé una
ragazza come Shannon provoca in Torin qualche turbamento, e non solo perché lei
è la figlia del nemico… Desiderosa di scoprire i piaceri della carne, Shannon
decide infatti di sfruttare la situazione a suo vantaggio, ma dopo aver
attirato Torin nel suo letto capisce che non può in alcun modo ferire l'unico
uomo che, finalmente, sembra darle un valore e comprendere la sua condizione.
Nemmeno se suo padre vorrebbe ucciderlo, insieme a lei, dopo aver scoperto
quello che hanno fatto…
La mia opinione
Adoro la
Scozia, in special modo le Highlands.
Insomma,
chi non desidera visitare quei luoghi tanto meravigliosi e dall’aura così
misteriosa e magica?
E data la
mia passione per quelle terre e, in special modo, per la loro storia, mi sono
fiondata su questo romanzo senza pensarci due volte.
E la
regione scozzese più affascinante è senza dubbio quella delle Highlands. Chi di
voi non ha mai sospirato mentre leggeva di Jamie Fraser nei libri di Diana
Gabaldon?
E chi non l’ha mai fatto mentre lo guardava in tv?
E chi non l’ha mai fatto mentre lo guardava in tv?
La figura
dell’highlander è senza dubbio dotata di un fascino senza tempo. Specialmente gli
highlander che appartengono al passato. Basti pensare a tutte le lotte che
hanno combattuto per la loro casa. Lotte tra clan, lotte contro gli inglesi…
sono state proprio quelle battaglie a forgiare il carattere di un vero
highlander.
Quindi,
tutte noi, non possiamo non esserne affascinate.
Ed è
proprio quello che è accaduto a me con Torin McLeren, il protagonista di questo
romanzo.
Ci
troviamo nella Scozia del 1437, re Giacomo I di Scozia (da non confondere con
Giacomo I d’Inghilterra) è stato appena assassinato e la lotta per la
successione ha ripreso vigore.
Ora, io
capisco che quando una persona decide di leggere una storia romantica
ambientata nel passato presta poca attenzione al contesto storico, però
l’autrice avrebbe potuto fare qualche ricerca in più? No? Sì? Sì!
Per
quanto riguarda le lotte per la successione, Mary Wine è stata davvero brava.
Ha descritto quel periodo con davvero molta cura, però mi è caduta in un
particolare davvero poco perdonabile.
Non so se
questo suo errore sia riconducibile al fatto che abbia guardato troppe volte
Braveheart (film di Mel Gibson, 1995), però ecco… avrebbe potuto prestare un
po’ d’attenzione in più.
L’anacronismo
che mi ha fatto storcere il naso per l’intera lettura riguarda il kilt e il
tartan. Quest’ultimo è diventato un simbolo dell’identità nazionale scozzese
nel XVI secolo (1501-1600) e si diffonde solo nei due secoli successivi. Il
kilt, invece, viene inventato solo negli anni ’30 del Settecento, addirittura
tre secoli dopo rispetto alla storia di Torin e Shannon.
Potrebbe
sembrare un errore di poco conto, però non è così. L’intero romanzo ruota
infatti intorno all’odio tra due diversi clan, i McBoyd e i McLeren, e Shannon
viene riconosciuta in mezzo di McLeren proprio grazie ai colori dell’arisaid (o
earasaid, arasaidor, il plaid) che indossa.
E allora
no, non è un dettaglio insignificante, per questa ragione il mio voto è passato
da cinque a tre e mezzo. Apprezzo molto la storia creata dall’autrice, ma una delle
regole della scrittura non dovrebbe essere informarsi su ciò che si ha
intenzione di scrivere? Davvero un peccato.
Il resto
del romanzo mi è invece piaciuto molto. Ho trovato in questo libro molte delle
cose che ho studiato sulla Scozia e sul popolo scozzese.
Perché
sì, questi luoghi mi affascinano così tanto che ci ho anche scritto la tesi di
laurea. E questo grazie a quella santa donna che porta il nome di Diana
Gabaldon. La commissione si è rifatta gli occhi con le foto di Jamie Fraser… e
non sarò mai una persona mentalmente stabile, me ne rendo conto.
Tornando
al nostro romanzo.
Ho
particolarmente apprezzato il modo in cui l’autrice ha creato la storia
d’amore, senza però cadere nel banale. E soprattutto senza mettere in secondo
piano la parte storica, la politica e la lotta per il trono.
Ha saputo
destreggiarsi bene tra questi argomenti senza mai tralasciare nulla (a parte il
kilt, sigh). Quello che mi è piaciuto più di ogni cosa è stato il modo in cui
vengono rappresentati i rapporti tra i diversi klan. L’astio tra i McBoyd e i
McLeren e l’amicizia e l’alleanza che nel corso degli anni si è creata tra
Torin, Connor Lindsey e Quinton Cameron (questi ultimi spero tanto siano i
protagonisti dei prossimi romanzi!). Si tratta di un’amicizia che va ben oltre
l’alleanza tra clan.
E l’altra
cosa che davvero mi ha fatto sciogliere come una granita sotto il sole
siciliano (pardon, ma io sono come gli scozzesi: fiera delle mie origini) è la
regola degli Highlander: quello che un Highlander ruba, se lo tiene.
Torin ha
rapito Shannon e ha intenzione di tenerla con sé.
Ed è
questa convinzione a spingerlo a fare di tutto per non separarsi dalla donna
che ha imparato a conoscere e della quale si è innamorato.
Okay
okay, lo so: è il classico romanzo d’amore in cui tutti vissero felici e
contenti. Bisogna però pensare a quanti romanzi d’amore abbiamo letto nel corso
della nostra vita. Non sono tutti uguali. Sì, ci sono un uomo e una donna che
alla fine si innamorano e restano insieme, però mai un romanzo è identico ad un
altro. Questo perché è il contesto a cambiare.
Ormai è
stato scritto davvero di tutto, eppure riusciamo ancora a emozionarci grazie
alle pagine di un libro. Riusciamo ancora a immedesimarci in un personaggio, a
soffrire quando le cose vanno male e a sorridere quando invece i due
protagonisti conquistano la tanto desiderata felicità.
La storia
tra Torin e Shannon unisce due caratteri molto forti, infatti è quasi
proverbiale la testardaggine degli scozzesi. I protagonisti di questo romanzo
sono due persone molto forti e caparbie, persone che hanno sofferto e che
meritano di riscattarsi. Lui, nato da un matrimonio d’amore, è sempre stato
visto debole come il suo stesso padre dallo zio che aspirava al ruolo di laird
e ha dovuto lottare per guadagnarsi il rispetto dei suoi uomini; lei è invece
l’unica figlia femmina di un padre che vede le donne solo come serve e merce di
scambio. Shannon, sebbene nobile in quanto figlia di un laird, è sempre stata
trattata come una serva dalla famiglia e di conseguenza anche da tutto il resto
del clan. Viene mandata dal padre a Edimburgo per sposare il nipote del conte
Atholl, il pretendente al trono di Scozia. Ed è proprio in quella circostanza
che Torin rapisce la giovane. Lo fa principalmente per evitare quel matrimonio
che genererebbe un’alleanza particolarmente sbagliata. Grazie all’alleanza con
Atholl, infatti, il clan McBoyd avrebbe a disposizione un gran numero di
uomini. E, dopo aver distrutto un intero villaggio del clan McLeren, il padre
di Shannon potrebbe tornare a dare il colpo di grazia.
Quindi,
ecco, abbiamo un romanzo che non si concentra solo sulla storia d’amore. Anzi,
è proprio il contesto storico e politico a dar vita al sentimento che in
seguito legherà i due protagonisti.
Consiglio
questo libro?
A parte
la spinosa questione di tartan e kilt (davvero, lo dirò fino alla fine!), è un
romanzo che si lascia leggere tranquillamente. Un po’ piccante, ma in fondo se
in passato non si fossero fatte certe cose, ci saremmo estinti da un pezzo.
Piccante, dicevo, ma non eccessivamente. Sono scene assolutamente non volgari
ma, anzi, trattate con molta delicatezza e anche con un pizzico di
divertimento. Un romanzo che trovo abbastanza completo e che non mi ha delusa
(sì, a parte il benedetto kilt!). Mi è piaciuto e ci sono rimasta un po’ male
quando è finito, perché temo mi toccherà aspettare un bel po’ per leggere il
romanzo successivo. E continuo a sperare che il protagonista maschile sia uno
dei due amici di Torin.
Donne, se
i guerrieri tutti d’un pezzo e fedeli alla tradizione e al cuore vi
appassionano… avete trovato il libro che fa per voi!
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