Vi parlerò di una serie televisiva che mi ha fatto fare
nottata e che, com’è stato per la prima stagione, mi ha lasciato la testa piena
di domande. Il 18 Maggio, Netflix ha rilasciato la seconda stagione di Tredici
(13 Reasons Why), una stagione forse più discussa della prima, nonostante sia
uscita da pochi giorni.
Dov’eravamo rimasti?
Hannah Baker è morta.
Non ha più retto, la vita era per lei diventata insopportabile.
Prima di andare via, ha registrato tredici audiocassette,
ognuna con un protagonista. Ognuna di quelle cassette, svela una ben precisa
ragione al suo gesto. Ti domandi per quale ragione una ragazza giovane e piena
di vita come Hannah Baker decida di farla finita e, quando ascolti tutte e
tredici le cassette, ti senti vuoto. Capisci, ti arrabbi.
Eravamo rimasti al punto in cui tutti i nodi sono venuti al
pettine, la verità è venuta a galla e adesso è necessario che Hannah ottenga la
giustizia che merita.
Se non avete ancora guardato la serie, vi consiglio di non
leggere questa recensione, in quanto potrebbe contenere SPOILER.
Titolo originale: 13 reasons why
Nazione: USA
Dove trovarlo: Netflix
Stagioni: 2+
Voto: 4/5
Sinossi:
Cinque mesi dopo la morte di Hannah Baker, la causa contro la Liberty High School approda in tribunale. Clay e i ragazzi che avevano ricevuto le cassette saranno chiamati a testimoniare, ma un mittente misterioso lascia al ragazzo una misteriosa polaroid. La verità non può restare seppellita a lungo, anche se fa male, anche se può distruggerti, e si fa di tutto per tenerla nascosta. Le cassette erano solo l'inizio, è ora che la verità venga svelata e condivisa.
Questa seconda stagione si apre con il processo, una delle
poche cose che mi hanno fatto storcere il naso. Ora, capisco che tu genitore
voglia giustizia, ma perché denunciare solo la scuola e non anche il mostro che
ha stuprato tua figlia? Alla fine, per quanto le altre 12 persone abbiano
contribuito alla decisione di Hannah, la ragione principale si chiama Bryce
Walker. Insomma, ma davvero fate? E invece no, super mamma Olivia denuncia la
scuola per… non si è ben capito. Negligenza? Sul serio? Sì, la negligenza c’è
stata, ma resta comunque una stronzata. Denunciare la scuola va più che bene,
ma la mancata denuncia nei confronti di Bryce reca un messaggio sbagliatissimo:
non denunciare il tuo stupratore, perché è solo la sua parola contro la sua; non
denunciare, tanto non hai le prove; non denunciare, non ti crederà nessuno; non
denunciare, ha una famiglia ricca e potente che riuscirà a far cadere le
accuse; non denunciare, quello che ti è accaduto non è abbastanza importante da
arrivare in tribunale. E lo stesso sbagliato messaggio viene trasmesso da Jessica,
un’altra delle tante vittime di Bryce. Proprio Jessica, uno dei personaggi che
mi è piaciuto meno in questa seconda stagione. Jessica, che ha paura di dire la
verità in tribunale e che però poi vuole che siano le altre vittime a parlare
anche al posto suo.
Credo che questo sia un messaggio che, tra chi ha visto questa
seconda stagione, non sia stato recepito: le vittime di stupro vanno aiutate e
supportate. E aiutare e supportare è proprio quello che fanno gli amici e i
genitori di Jessica, proprio quello che non è stato fatto con Hannah. Ora proviamo
a domandarci per quale ragione Hannah si sia lasciata andare e invece Jessica
non abbia mai pensato al suicidio. È questa la ragione: il supporto, la
comprensione!
Una delle cose che all’inizio ho trovato un po’ ridicola è la
comparsa di Hannah. Insomma, ci siamo tutti domandati “ma questa non era morta?”.
Sì, ragazzi, è morta davvero. Non è tornata, non è un fantasma, è tutto nella
testa di Clay. Proprio lui, l’unico tra i tanti ragazzi della scuola ad aver amato
davvero Hannah Baker. Per mesi ha finto di non pensare a lei, di star bene, di
aver dimenticato tutta quella storia. Poi inizia il processo, e cosa succede?
Tutto torna, anche Hannah. Lei, che gli parla e gli dà la forza per continuare
a cercare la verità, non è altro che lo stesso Clay. È stato bellissimo vedere
Hannah e Clay interagire, sebbene solo nella testa di quest’ultimo. Sarà che i
due attori insieme mi piacciono tantissimo, ma le loro scene sono state davvero
belle e forti e, una in particolare, è stata di una profondità davvero incredibile.
Credo che questa seconda stagione mi sia piaciuta più della
prima, perché l’attenzione stavolta è posta su tutti i personaggi allo stesso
modo. Al centro di tutto non c’è più solo Hannah, ma anche i ragazzi che continuano
a subire angherie e atti di bullismo. Ci sono anche i redenti, coloro che si
sono pentiti per le cattive azioni compiute in precedenza e che adesso lottano insieme
agli altri per ottenere giustizia. Mi è molto piaciuto l’unirsi di questo
gruppo.
La prima stagione aveva presentato tredici cassette, dodici
ragazzi e un insegnante.
Ora, fatta eccezione dell’insegnante, undici dei dodici
ragazzi sono uniti per portare a galla la verità, e questo mi è piaciuto molto.
L’unico a restare fuori dal gruppo è il vero protagonista. E forse anche un
altro ragazzo del quale non posso fare il nome, perché sarebbe uno spoiler
davvero molto grande.
Tutti pensano che i protagonisti di questa serie siano Hannah
e Clay e forse hanno ragione, io invece credo che il vero protagonista sia
Bryce Walker. Sì, avete capito bene, lo stupratore. Credo che senza di lui, Hannah
non sarebbe mai stata inghiottita dalla spirale di autodistruzione che l’ha condotta
al suicidio.
Non so se ricordate la scena della prima stagione nella quale
Hannah è in un market e arriva Bryce che le tocca il sedere: quel
palpeggiamento rappresenta la prima molestia fisica subita dalla ragazza. E
poi, con tutto quello che viene fuori nella seconda stagione, diventa sempre
più chiaro che Bryce è il vero protagonista. Parliamo di un predatore sessuale,
uno stupratore seriale che sembra avere sempre lo stesso modus operandi, sempre
la stessa tipologia di vittima, sempre gli stessi aiuti. Ha persino i trofei, proprio
come i serial killer e i predatori. Oltre a lui, a essere protagoniste in questa
stagione sono le sue vittime, tutte quante. Ragazzi e ragazze, chi subisce
abusi sessuali e chi invece subisce minacce, percosse e prese in giro. Perché
anche se alcuni dei comportamenti violenti non è Bryce in prima persona a
tenerli, essi esistono proprio in sua funzione. C’è chi vuole proteggerlo e lo
fa con l’unica arma che conosce.
C'è chi, in tribunale, racconta i fatti in modo oggettivo. Tra i ragazzi chiamati a testimoniare, ci sono quelli che raccontano la verità, che raccontano di una ragazza dolce e solare, sempre pronta ad aiutare gli amici, che non aveva colpe; c'è chi, invece, per proteggersi e proteggere chi teme, racconta menzogne. È normale, ci diciamo, sono ragazzi. Si tratta di adolescenti che hanno paura per la loro incolumità e il loro futuro, ma siamo davvero pronti a giustificarli?
E poi ci sono i genitori, quelli che restano sconvolti quando
nelle aule di tribunale ascoltano la verità raccontata dai ragazzi. I genitori
di Hannah e i genitori dei ragazzi che, uno dopo l’altro, vengono chiamati a testimoniare.
Loro, che sembrano totalmente estranei alle vite dei loro figli, sembrano
rendersi conto solo alla fine di cosa significhi essere adolescente negli anni
di internet, degli smartphone e del cyberbullismo.
E Tony, ma sui di lui non dirò nulla perché amarlo è
sempre cosa buona e giusta. Siamo tutti d'accordo sul fatto che sia il personaggio più amato della serie, vero?
Sarebbe stupido asserire che questa stagione -anzi, proprio l’intera
serie- non abbi difetti, non è di certo un capolavoro, ma non si può asserire
che i suoi difetti risiedano nel tema trattato. Ho trovato dei dettagli assurdi,
scene che avrei preferito non guardare, avvenimenti che mi sembravano tutto
fuorché importanti ai fini di trama. L’amicizia tra Tyler e Cyrus, un nuovo
personaggio che avrei volentieri fatto a meno di conoscere, l’ho trovata superflua. Così
come ho trovato inutile la presenza della donna che sta accanto a Olivia (la
madre di Hannah) nelle prime fasi del processo. Non capisco a cosa sia servita
la sua presenza, dato che va via all’improvviso e la sua partenza passa del
tutto inosservata. Non so, con tutta sincerità, a cosa siano serviti questi
nuovi personaggi, non mi hanno lasciato nulla e credo siano risultati inutili.
Ho apprezzato invece che si sia parlato di più degli altri ragazzi, che si sia
prestata maggiore attenzione alla storia personale di ognuno di loro. E oltre
ad Hannah, a trovare meno spazio all’interno della storia è anche Clay. Ho molto
apprezzato che non si sia ripreso la stessa abitudine della prima stagione,
ovvero incentrare ogni cosa su questi due personaggi. Abbiamo avuto modo di
conoscere meglio Jessica, Tyler, Alex, Justin e Zach (gli ultimi tre li ho
persino rivalutati). Mentre nella prima stagione abbiamo visto questi ragazzi
con gli occhi di Hannah, nella seconda sono loro a parlare ognuno per sé. Li
conosciamo in modo più oggettivo, veniamo a conoscenza dell’altra faccia della
medaglia, e siamo in grado di vedere in loro anche l’aspetto positivo. E sì,
possiamo conoscere meglio anche Bryce, e possiamo così renderci conto di quanto
in realtà sia grave la sua situazione. Non è un ragazzino che si atteggia a mito,
è proprio malato. Fa del male alle persone per il gusto di farlo, perché non
gli importa. Se vuole una cosa, lui se la prenderà a ogni costo. Perché può
farlo, perché è ricco e popolare, potente. Non ci sono altri motivi: lui può.
È vero, questa seconda stagione avrebbe potuto non esistere.
La prima era finita nel modo giusto, non era necessario portare avanti la
storia. Ho iniziato questa seconda stagione con una sorta di timore, non avevo
idea di cosa aspettarmi, sapevo solo che non volevo che la storia venisse
rovinata dal voler per forza allungare il brodo. Per fortuna -almeno per me-
questa stagione si è rivelata una bella sorpresa e ha superato le mie aspettative.
Dato il modo in cui è finita, è chiaro che ci sarà una terza stagione e noi la
guarderemo, perché abbiamo bisogno di sapere cosa diamine succederà. È finito
tutto in aria, senza risposte ma con tante nuove domande.
Cosa succederà?
Cosa faranno Clay e i suoi amici? Perché Tony deve sempre cacciarsi nei guai? Cari sceneggiatori, l'avete capito che la sua auto è rossa e vistosa? Se la vostra intenzione era quella di farlo passare inosservato, non ci siete riusciti!
Un’altra piccola considerazione personale prima di lasciarvi.
Ho letto numerosi pareri piuttosto cattivi nei confronti di
chi ha apprezzato non solo questa seconda stagione, ma proprio tutta la serie.
Ora vorrei capire una cosa: a che pro insultare chi guarda un telefilm? Perché
asserire che Hannah fosse una demente un po’ troia che è finita sotto terra
proprio a causa della sua troiaggine? E queste parole non le ho inventate io,
le ho lette davvero. Se si tende a colpevolizzare e a deridere una vittima immaginaria,
come possiamo pretendere che quegli stessi idioti non colpevolizzino e deridano
una vittima reale? Siamo ancora a questo punto? Nel 2018 c’è ancora chi da
della troia a una ragazza che viene stuprata? No, Hannah non è stupida; no,
Hannah non si è uccisa perché non aveva altro da fare; no, Hannah non ha registrato
quelle cassette per sentirsi ancora una volta al centro dell’attenzione. E no,
Clay non è un povero “deficiente in bicicletta che si fa i cazzi degli altri”,
è un ragazzo che viene sconvolto dal suicidio della ragazza della quale è
innamorato.
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