lunedì 21 maggio 2018

Review: Tredici 2. Le cassette erano solo l'inizio...

Amici e amiche di Dreaming Land, oggi non voglio parlarvi di un libro.
Vi parlerò di una serie televisiva che mi ha fatto fare nottata e che, com’è stato per la prima stagione, mi ha lasciato la testa piena di domande. Il 18 Maggio, Netflix ha rilasciato la seconda stagione di Tredici (13 Reasons Why), una stagione forse più discussa della prima, nonostante sia uscita da pochi giorni.
Dov’eravamo rimasti?
Hannah Baker è morta.
Non ha più retto, la vita era per lei diventata insopportabile.
Prima di andare via, ha registrato tredici audiocassette, ognuna con un protagonista. Ognuna di quelle cassette, svela una ben precisa ragione al suo gesto. Ti domandi per quale ragione una ragazza giovane e piena di vita come Hannah Baker decida di farla finita e, quando ascolti tutte e tredici le cassette, ti senti vuoto. Capisci, ti arrabbi.
Eravamo rimasti al punto in cui tutti i nodi sono venuti al pettine, la verità è venuta a galla e adesso è necessario che Hannah ottenga la giustizia che merita.
Se non avete ancora guardato la serie, vi consiglio di non leggere questa recensione, in quanto potrebbe contenere SPOILER.

Titolo: Tredici
Titolo originale: 13 reasons why
Nazione: USA
Dove trovarlo: Netflix
Stagioni: 2+
Voto: 4/5
Sinossi:
Cinque mesi dopo la morte di Hannah Baker, la causa contro la Liberty High School approda in tribunale. Clay e i ragazzi che avevano ricevuto le cassette saranno chiamati a testimoniare, ma un mittente misterioso lascia al ragazzo una misteriosa polaroid. La verità non può restare seppellita a lungo, anche se fa male, anche se può distruggerti, e si fa di tutto per tenerla nascosta. Le cassette erano solo l'inizio, è ora che la verità venga svelata e condivisa.

Questa seconda stagione si apre con il processo, una delle poche cose che mi hanno fatto storcere il naso. Ora, capisco che tu genitore voglia giustizia, ma perché denunciare solo la scuola e non anche il mostro che ha stuprato tua figlia? Alla fine, per quanto le altre 12 persone abbiano contribuito alla decisione di Hannah, la ragione principale si chiama Bryce Walker. Insomma, ma davvero fate? E invece no, super mamma Olivia denuncia la scuola per… non si è ben capito. Negligenza? Sul serio? Sì, la negligenza c’è stata, ma resta comunque una stronzata. Denunciare la scuola va più che bene, ma la mancata denuncia nei confronti di Bryce reca un messaggio sbagliatissimo: non denunciare il tuo stupratore, perché è solo la sua parola contro la sua; non denunciare, tanto non hai le prove; non denunciare, non ti crederà nessuno; non denunciare, ha una famiglia ricca e potente che riuscirà a far cadere le accuse; non denunciare, quello che ti è accaduto non è abbastanza importante da arrivare in tribunale. E lo stesso sbagliato messaggio viene trasmesso da Jessica, un’altra delle tante vittime di Bryce. Proprio Jessica, uno dei personaggi che mi è piaciuto meno in questa seconda stagione. Jessica, che ha paura di dire la verità in tribunale e che però poi vuole che siano le altre vittime a parlare anche al posto suo.

 Ora credo di dover fare un passo indietro. Qualche riga fa ho parlato di messaggio sbagliato, poi però mi sono fermata a riflettere: e se anche questo messaggio, sebbene sbagliato, fosse in qualche modo utile alle ragazze che hanno subito lo stesso trauma? La paura di Jessica è specchio di quella che provano ogni giorno tante e tante altre ragazze e non è sbagliato avere paura, lo sbaglio sta nel colpevolizzarsi. È normale che una vittima di abusi (di stupro, nel caso specifico) abbia paura ed è normale chiedere aiuto, a non essere normale è dare colpe alla vittima, perché una vittima non va colpevolizzata. Mai, in nessun caso. Jessica, pian piano, impara a uscire dal guscio, anche grazie agli amici che le stanno vicino e che vogliono aiutarla.
Credo che questo sia un messaggio che, tra chi ha visto questa seconda stagione, non sia stato recepito: le vittime di stupro vanno aiutate e supportate. E aiutare e supportare è proprio quello che fanno gli amici e i genitori di Jessica, proprio quello che non è stato fatto con Hannah. Ora proviamo a domandarci per quale ragione Hannah si sia lasciata andare e invece Jessica non abbia mai pensato al suicidio. È questa la ragione: il supporto, la comprensione!

Una delle cose che all’inizio ho trovato un po’ ridicola è la comparsa di Hannah. Insomma, ci siamo tutti domandati “ma questa non era morta?”. Sì, ragazzi, è morta davvero. Non è tornata, non è un fantasma, è tutto nella testa di Clay. Proprio lui, l’unico tra i tanti ragazzi della scuola ad aver amato davvero Hannah Baker. Per mesi ha finto di non pensare a lei, di star bene, di aver dimenticato tutta quella storia. Poi inizia il processo, e cosa succede? Tutto torna, anche Hannah. Lei, che gli parla e gli dà la forza per continuare a cercare la verità, non è altro che lo stesso Clay. È stato bellissimo vedere Hannah e Clay interagire, sebbene solo nella testa di quest’ultimo. Sarà che i due attori insieme mi piacciono tantissimo, ma le loro scene sono state davvero belle e forti e, una in particolare, è stata di una profondità davvero incredibile.

Credo che questa seconda stagione mi sia piaciuta più della prima, perché l’attenzione stavolta è posta su tutti i personaggi allo stesso modo. Al centro di tutto non c’è più solo Hannah, ma anche i ragazzi che continuano a subire angherie e atti di bullismo. Ci sono anche i redenti, coloro che si sono pentiti per le cattive azioni compiute in precedenza e che adesso lottano insieme agli altri per ottenere giustizia. Mi è molto piaciuto l’unirsi di questo gruppo.
La prima stagione aveva presentato tredici cassette, dodici ragazzi e un insegnante.
Ora, fatta eccezione dell’insegnante, undici dei dodici ragazzi sono uniti per portare a galla la verità, e questo mi è piaciuto molto. L’unico a restare fuori dal gruppo è il vero protagonista. E forse anche un altro ragazzo del quale non posso fare il nome, perché sarebbe uno spoiler davvero molto grande.
Tutti pensano che i protagonisti di questa serie siano Hannah e Clay e forse hanno ragione, io invece credo che il vero protagonista sia Bryce Walker. Sì, avete capito bene, lo stupratore. Credo che senza di lui, Hannah non sarebbe mai stata inghiottita dalla spirale di autodistruzione che l’ha condotta al suicidio.
Non so se ricordate la scena della prima stagione nella quale Hannah è in un market e arriva Bryce che le tocca il sedere: quel palpeggiamento rappresenta la prima molestia fisica subita dalla ragazza. E poi, con tutto quello che viene fuori nella seconda stagione, diventa sempre più chiaro che Bryce è il vero protagonista. Parliamo di un predatore sessuale, uno stupratore seriale che sembra avere sempre lo stesso modus operandi, sempre la stessa tipologia di vittima, sempre gli stessi aiuti. Ha persino i trofei, proprio come i serial killer e i predatori. Oltre a lui, a essere protagoniste in questa stagione sono le sue vittime, tutte quante. Ragazzi e ragazze, chi subisce abusi sessuali e chi invece subisce minacce, percosse e prese in giro. Perché anche se alcuni dei comportamenti violenti non è Bryce in prima persona a tenerli, essi esistono proprio in sua funzione. C’è chi vuole proteggerlo e lo fa con l’unica arma che conosce.
C'è chi, in tribunale, racconta i fatti in modo oggettivo. Tra i ragazzi chiamati a testimoniare, ci sono quelli che raccontano la verità, che raccontano di una ragazza dolce e solare, sempre pronta ad aiutare gli amici, che non aveva colpe; c'è chi, invece, per proteggersi e proteggere chi teme, racconta menzogne. È normale, ci diciamo, sono ragazzi. Si tratta di adolescenti che hanno paura per la loro incolumità e il loro futuro, ma siamo davvero pronti a giustificarli? 

 Il turbine di violenza presente in quella scuola non è inimmaginabile, il bullismo e le molestie che abbiamo visto alla Liberty High School non sono realtà tanto distanti dalla nostra. Anche se non abbiamo i capanni vicini ai campi da baseball, anche se in effetti non abbiamo neppure i campi da baseball, anche se non abbiamo il counselor (o, perlomeno, non è presente in tutte le scuole italiane), anche se i nostri sedicenni non guidano l’auto e non vanno alle feste in piscina, anche se non hanno la stessa indipendenza dei ragazzi americani, anche se non possono procurarsi le armi tanto facilmente come accade in America… il bullismo c’è, lo vediamo ogni giorno. E nel caso specifico di 13, non si tratta solo di bullismo. Si tratta di abusi, di molestie, di stalking, di stupro. Il branco che agisce unito e compatto ai danni dei più deboli, di chi non ha molti amici, di chi gira per i corridoi da solo. 


E poi ci sono i genitori, quelli che restano sconvolti quando nelle aule di tribunale ascoltano la verità raccontata dai ragazzi. I genitori di Hannah e i genitori dei ragazzi che, uno dopo l’altro, vengono chiamati a testimoniare. Loro, che sembrano totalmente estranei alle vite dei loro figli, sembrano rendersi conto solo alla fine di cosa significhi essere adolescente negli anni di internet, degli smartphone e del cyberbullismo.



E Tony, ma sui di lui non dirò nulla perché amarlo è sempre cosa buona e giusta. Siamo tutti d'accordo sul fatto che sia il personaggio più amato della serie, vero? 

Sarebbe stupido asserire che questa stagione -anzi, proprio l’intera serie- non abbi difetti, non è di certo un capolavoro, ma non si può asserire che i suoi difetti risiedano nel tema trattato. Ho trovato dei dettagli assurdi, scene che avrei preferito non guardare, avvenimenti che mi sembravano tutto fuorché importanti ai fini di trama. L’amicizia tra Tyler e Cyrus, un nuovo personaggio che avrei volentieri fatto a meno di conoscere, l’ho trovata superflua. Così come ho trovato inutile la presenza della donna che sta accanto a Olivia (la madre di Hannah) nelle prime fasi del processo. Non capisco a cosa sia servita la sua presenza, dato che va via all’improvviso e la sua partenza passa del tutto inosservata. Non so, con tutta sincerità, a cosa siano serviti questi nuovi personaggi, non mi hanno lasciato nulla e credo siano risultati inutili. Ho apprezzato invece che si sia parlato di più degli altri ragazzi, che si sia prestata maggiore attenzione alla storia personale di ognuno di loro. E oltre ad Hannah, a trovare meno spazio all’interno della storia è anche Clay. Ho molto apprezzato che non si sia ripreso la stessa abitudine della prima stagione, ovvero incentrare ogni cosa su questi due personaggi. Abbiamo avuto modo di conoscere meglio Jessica, Tyler, Alex, Justin e Zach (gli ultimi tre li ho persino rivalutati). Mentre nella prima stagione abbiamo visto questi ragazzi con gli occhi di Hannah, nella seconda sono loro a parlare ognuno per sé. Li conosciamo in modo più oggettivo, veniamo a conoscenza dell’altra faccia della medaglia, e siamo in grado di vedere in loro anche l’aspetto positivo. E sì, possiamo conoscere meglio anche Bryce, e possiamo così renderci conto di quanto in realtà sia grave la sua situazione. Non è un ragazzino che si atteggia a mito, è proprio malato. Fa del male alle persone per il gusto di farlo, perché non gli importa. Se vuole una cosa, lui se la prenderà a ogni costo. Perché può farlo, perché è ricco e popolare, potente. Non ci sono altri motivi: lui può.

È vero, questa seconda stagione avrebbe potuto non esistere. La prima era finita nel modo giusto, non era necessario portare avanti la storia. Ho iniziato questa seconda stagione con una sorta di timore, non avevo idea di cosa aspettarmi, sapevo solo che non volevo che la storia venisse rovinata dal voler per forza allungare il brodo. Per fortuna -almeno per me- questa stagione si è rivelata una bella sorpresa e ha superato le mie aspettative. Dato il modo in cui è finita, è chiaro che ci sarà una terza stagione e noi la guarderemo, perché abbiamo bisogno di sapere cosa diamine succederà. È finito tutto in aria, senza risposte ma con tante nuove domande.

Cosa succederà?
Cosa faranno Clay e i suoi amici? Perché Tony deve sempre cacciarsi nei guai? Cari sceneggiatori, l'avete capito che la sua auto è rossa e vistosa? Se la vostra intenzione era quella di farlo passare inosservato, non ci siete riusciti! 

Un’altra piccola considerazione personale prima di lasciarvi.
Ho letto numerosi pareri piuttosto cattivi nei confronti di chi ha apprezzato non solo questa seconda stagione, ma proprio tutta la serie. Ora vorrei capire una cosa: a che pro insultare chi guarda un telefilm? Perché asserire che Hannah fosse una demente un po’ troia che è finita sotto terra proprio a causa della sua troiaggine? E queste parole non le ho inventate io, le ho lette davvero. Se si tende a colpevolizzare e a deridere una vittima immaginaria, come possiamo pretendere che quegli stessi idioti non colpevolizzino e deridano una vittima reale? Siamo ancora a questo punto? Nel 2018 c’è ancora chi da della troia a una ragazza che viene stuprata? No, Hannah non è stupida; no, Hannah non si è uccisa perché non aveva altro da fare; no, Hannah non ha registrato quelle cassette per sentirsi ancora una volta al centro dell’attenzione. E no, Clay non è un povero “deficiente in bicicletta che si fa i cazzi degli altri”, è un ragazzo che viene sconvolto dal suicidio della ragazza della quale è innamorato.
 Porca miseria, riuscite a fare gli imbecilli persino dinanzi a temi tanto gravi, importanti e attuali? Per favore, cari ragazzi, chiudete Netflix e andate a comprare i dvd di American Pie: la vostra maturità mentale può sopportare solo i film demenziali. 

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