mercoledì 5 dicembre 2018

Recensione: “16 ottobre 1943” di JD Hurt

Dolcissimi lettori, cosa fare quando un romanzo ti prende così profondamente da rendere difficile persino il parlarne?
Spero di essere in grado di trasmettere quello che “16 ottobre 1943” ha significato per me, quanto l’abbia amato e per certi versi sentito mio. È come se fosse capitato nel momento giusto. Mi sono spesso lamentata perché non riuscivo più ad appassionarmi a una storia, sembrava quasi difficile trovare qualcosa che avesse al suo interno l’amore tormentato e proibito, la passione, l’introspezione, la vita vera. Invece mi sono dovuta ricredere, un romanzo del genere esiste: ci pensi sempre, anche quando dovresti studiare, lavorare o frequentare le lezioni. I personaggi ti entrano dentro e la storia la vivi in prima persona.
D’accordo, mi sto dilungando troppo. Vi lascio alla recensione, sperando di trovare le parole che al momento mi mancano.
Autore: J.D. Hurt
Titolo: 16 Ottobre 1943
Editore: Self publishing
Genere: Dark historical romance
Prezzo: 0,99€ /15,08€
Data di uscita: 30 Novembre 2018
Serie: Damned Soldiers Series 
Voto: 

La mia vita comincia a Roma in un elegante palazzo di fronte al Circo Massimo nel 1926, ma trova compimento il 16 ottobre del 1943 al Portico D’Ottavia, nel ghetto di Roma. Non scordatevi questa data. È il giorno in cui l’esistenza così come la conoscevo è terminata per sempre. È il giorno in cui l’anima di un’ebrea ha smarrito i confini nel vuoto denso di sangue di un nazista.
Io sono Dalia Algranati. Sono quell’ebrea. Lui è Christian Shlesinger. Ed è quel sangue.
La mia vita comincia nel 1924 fra i boschi della Baviera, viene spezzata sei anni dopo nello stesso luogo per poi frammentarsi ancora in Italia il sedici ottobre del 1943 al ghetto ebraico di Roma. Vorrei scordare questa data, ma non posso. È il giorno in cui la guerra del mondo è divenuta aspra battaglia nel mio corpo. È il giorno in cui il sangue di un’ebrea ha colmato di veleno le vene di un nazista.
Io sono quel nazista. Christian Shlesinger. E lei è il veleno. Dalia Algranati.
Nota dell’autrice: 
“Sedici Ottobre 1943” è un historical dark romance autoconclusivo che narra la storia di Dalia. Fa parte della “Damned Soldiers Series”. Per il forte impatto emotivo delle vicende narrate, che fanno riferimento ai terribili eventi accaduti durante la seconda guerra mondiale, si consiglia la lettura ad un pubblico adulto e consapevole. Nel romanzo sono contenute scene violente e situazioni inquietanti che potrebbero turbare il lettore.

Diversamente da quanto ho fatto fino a questo momento, non ho intenzione di parlarvi delle vicende, non voglio togliervi il piacere di scoprire quali colpi di scena vi attenderanno durante la lettura. In questa recensione voglio soffermarmi sulle emozioni che ho provato e sul motivo per cui “16 ottobre 1943” è diventato uno dei miei preferiti.

“La domanda che mi sono posta nel libro è stata questa: quanto la Storia influisce sull’amore? Che cosa sarebbe stato di Christian e Dalia se la Storia dei grandi non avesse dato luogo al terribile mostro della Shoah?
E poi: sono sempre i grandi i colpevoli? O anche i piccoli avrebbero potuto fare qualcosa?”

Chi mi conosce sa che non amo particolarmente la storia, anche se ne sono affascinata. Purtroppo a scuola me l’hanno fatta odiare, ma amavo quando si organizzavano le gite nei luoghi toccati dalla storia, perché la vivevo a livello emozionale. Ecco, “16 ottobre 1943” ha significato questo per me. Ho letto diversi romanzi storici che non mi hanno catturata, forse perché mi è sempre sembrato di leggere un manuale scolastico con informazioni inserite senza cognizione di causa. Nel romanzo di JD Hurt, invece, ho respirato la storia e l’ho vissuta attraverso le canzoncine che cantava il piccolo Joele, attraverso i dialoghi e le descrizioni così minuziose e accurate da avermi dato la sensazione di trovarmi proprio nella Roma di quel periodo. Si nota quanto l’autrice si sia documentata, quante ricerche abbia fatto, magari visitando di persona determinati posti, tipo il ghetto. Ammiro molto gli autori che sanno di cosa scrivono, che si documentano e mi fanno appassionare alla loro passione. Insomma, questa scrittrice ha fatto il miracolo (almeno con me).   

“Questo è un romanzo d’amore, guerra, riscatto. Ma anche oscurità.
La storia di Christian e Dalia è oscura.
Perché sono diversi.
Perché sono nemici.”

Oltre alla storia, troviamo altri due protagonisti di tutto rispetto: l’ebrea Dalia Algranati e il nazista Christian Schlesinger. Mi sono innamorata della loro personalità, dei loro pregi e ancor più dei difetti.
Credo sia stata una mossa vincente quella di scrivere i capitoli con punti di vista alternati, perché il lettore ha modo di capire cosa pensano i due personaggi e di assistere alla loro lotta interiore e alla crescita. Il loro è un amore proibito, qualcosa che non può esistere in quel periodo storico perché non è possibile che il carnefice si innamori della vittima e mandi al diavolo il credo che fino a quel momento ha mosso la sua vita. Christian è diviso tra il dovere che ha nei confronti della nazione alla quale appartiene e la morale, il cuore. Come può la razza ebrea, che ha causato tanto dolore alla sua famiglia, avere il potere di confonderlo e fargli mettere in dubbio le certezze che ha avuto fino a quel momento?

“[…] Questo è un mondo di avvoltoi sanguinari, piccolo fiore ebreo. Non puoi chiedere aiuto a nessuno. Chiedimi scusa Dalia, e ti lascerò andare. Tutto si risolverà. Ti perdonerò per gli insulti che mi hai scagliato di fronte ad un mio sottoposto. Sarò buono con te. Sarò superiore come la mia razza prevede. Mostrami che sei davvero un angelo giudeo, come sostengono i tuoi amici. Sono certo che non hai la stoffa per impersonare il diavolo. Oppure vuoi diventare il mio diavolo personale? Qual è il tuo segreto?”

“Impara la lezione più dura, Dalia. I mostri non muoiono mai, persino quando li ammazzi. Rimangono vivi nei ricordi. Puoi solo uccidere la paura che ti incutono. Io ne so qualcosa.”

Dalia è la malattia ma anche la cura di Christian, è come se lo aiutasse a ricongiungersi con il lato umano che lui ha cercato di soffocare per sopravvivere. Lo riporta alla vita, ma lo uccide al tempo stesso. È una protagonista meravigliosa, mossa dalla giustizia e così coraggiosa da aver catturato non solo l’attenzione del nazista, ma anche la mia. I loro scontri verbali mi hanno tenuta incollata al libro, così come gli incontri avvenuti di nascosto e le parole quasi dolci che ogni tanto si scambiavano.
Il volere ma non potere mi ha sempre affascinata e in questo romanzo ce n’è tanto! La storia ha dato loro ruoli ben precisi, ma è stato bello leggere di come a volte i due fossero soltanto Dalia e Christian.

“Ti voglio oltre il mio credo politico che per me è la vita stessa”

Indimenticabili sono anche i personaggi secondari, in particolare Ariel e Falko, dei quali non vedo l’ora di leggere nel prossimo libro della serie. Falko mi aveva già conquistata con il suo parlare apparentemente senza senso, ma che un senso lo aveva nel profondo. Ha dei segreti, le sue parole sono ambigue, le sue azioni lo sono. Sono sicura che nel suo romanzo saprà catturarmi come ha già fatto Christian.

Passiamo adesso allo stile dell’autrice, altra nota positiva che mi ha sorpresa non poco. Ci credete se vi dico che non c’è una sola pagina in cui non abbia sottolineato qualcosa? JD Hurt scrive poesia. È riuscita a essere poetica anche mentre descriveva scene crude. Il suo è uno stile ricercato e raffinato; con metafore stupende è riuscita a raccontare una storia difficile, trasmettendo in ogni momento mille emozioni diverse. Oltre alla poesia, anche la grammatica è perfetta. Tutto ciò per dire che non ha sbagliato in nulla.
“16 ottobre 1943” è un romanzo che, durante e dopo la lettura, ti fa pensare: “avrei voluto scriverlo io!”, o “ma non esiste, da qualche parte nel mondo, un Christian per me? Che si esprime allo stesso modo del personaggio nel romanzo?”.

Consiglio questo romanzo? Secondo voi? CERTO! Anzi, correte a leggerlo perché vi cambierà la vita. Sono sempre stata convinta che ogni romanzo, in un certo modo, ti cambia e ti arricchisce. Quello di JD Hurt mi ha annientata per poi riportarmi alla vita con qualche consapevolezza in più, magari anche con qualche conoscenza in più sulla storia e sul significato di alcune frasi e parole. Ecco perché lo custodirò come un bene prezioso.

“Ed io sento tutto. L’istante che non avrò mai, l’amore che non proverò, i genitori che non rivedrò. La vita che non vivrò. E questo tutto si veste di un niente che assume ogni sfumatura del dolore.”

E voi? Siete curiosi di leggere “16 ottobre 1943”? Vi assicuro che, nonostante la trama possa sembrare qualcosa di già sentito, non ha assolutamente nulla a che fare con altri romanzi dello stesso genere. Per me è un gradino più in alto. E adesso non perderò di vista questa autrice, anzi recupererò gli altri romanzi che non ho letto in attesa di avere tra le mani il secondo libro della serie “Damned Soldiers”.  

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