Amici gufetti, la
mia seconda lettura dell’anno è stata bella. Ecco, posso dirvi in tutta onestà
di essere stata molto fortunata. Qualche tempo fa ho conosciuto una ragazza
eccezionale e non capivo per quale ragione tutti mi dicessero “leggi la
Montiiii!”. L’ho capito, finalmente. E allora, per continuare questa lunga
tradizione, io lo dico a voi: leggete la Montiiiiiii!!
Il libro del quale
voglio parlarvi oggi è un romanzo che non sono ancora riuscita a collocare in
un determinato genere.
È un romance? Un distopico? Un giallo? Un thriller?
Fantascienza?
Non lo so, cari
amici, so solo che ancora adesso non riesco a ricordare il titolo perché
continuo a fare confusione con i numeri.
83500, questo è il
titolo del romanzo di Michela Monti, del quale proprio tra qualche giorno
uscirà l’attesissimo seguito.
Grazie, Triskell. Davvero, non vedo l’ora di
comprarlo!
Autore: Michela
Monti
Editore: Triskell
Edizioni
Pagine: 326
Prezzo: 5,99€
ebook, 12€ cartaceo
Shop: Amazon
ReBurning Prison, carcere
di massima sicurezza, anno 2020 circa. Melice Redding è una condannata a morte,
ma non ricorda il perché. La causa dell'amnesia è la separazione da sua figlia
appena partorita e per questo Mel entra in stato di shock.
Grazie a Gabriel
uscirà dalla catatonia e, sempre grazie a lui, avrà la possibilità di tornare
indietro, prima che il crimine per cui è condannata venga commesso.
Melice viaggia nel
tempo per rivivere il suo passato senza nessun ricordo dell'arresto, senza
condizionamenti. Tutto procede regolarmente, fino alla notte di Halloween.
Purtroppo, per la
recensione in anteprima del secondo, dovrete andare in un altro blog perché in
questo versante la fortuna non ci assiste, ma voglio parlarvi di questo primo
capitolo.
L’inizio di tutto.
La storia di
Melice inizia in un carcere di massima sicurezza. Lei è una delle condannate a
morte, ma non ricorda nulla. Per quale ragione è in prigione? Perché è stata
condannata alla pena capitale? Perché non ricorda niente di quella che era la
sua vita prima della cella? In testa, Melice ha solo un nome.
Sadie.
Melice vive per
Sadie. Morirà per lei. Sopravvive dentro una cella piccola e buia per quel nome
che le frulla nella testa in ogni singolo momento. Sadie è la bambina che ha
partorito e che le hanno tolto subito. Ha avuto appena il tempo di darle un
nome, di urlarlo mentre la portavano via.
In quella parte
della prigione, Melice condivide i momenti comuni con altre cinque donne. Tutte
condannate a morte come lei. Tutte con gravi traumi nella mente e nel cuore. Tutte
accomunate dal reato che le ha condotte dietro quelle sbarre.
Sono tutte
assassine. E Melice non ricorda, ma pare chiaro che anche lei abbia ucciso
qualcuno. Quale altro reato potrebbe mai giustificare la pena di morte?
Tra quelle quattro
mura, però, non ci sono solo le sue compagne di sventura.
C’è anche Gabriel,
il Guardiano d’Anime, l’unico in quella prigione a trattarla non come un
numero, ma come Melice. E, da shipper navigata, non posso fare a meno di
urlarlo ai quattro venti: ma quanto li shippo questi due? E non temete, non sto
facendo alcuno spoiler, è solo che la ship mi è partita dopo tre righe e dovevo
rendervi partecipi.
La storia di
Melice è divisa in tre parti: presente, passato, presente. Le viene offerta una
possibilità e lei non se la farà di certo scappare. Melice ha la fortuna di
poter tornare indietro nel tempo, per evitare di commettere il gesto che l’ha
condotta in prigione. Ci riuscirà? Ma soprattutto, finalmente riuscirà a
ricordare?
Quando si tratta
di libri come questo, parlarne risulta difficile perché si corre sempre il
rischio dello spoiler. Bisogna pesare le parole, fare attenzione, quindi io
adesso smetterò di parlarvi della trama e vi parlerò delle sensazioni che ho
provato durante la lettura.
Mi sono
emozionata, tanto. Mi sono anche commossa. E ho sofferto.
Michela Monti, se ci sei, voglio dirti una cosa: mi hai
trasformata in una pappamolle col fazzoletto stretto in mano. Perché quando
leggi la storia di Melice, sembra che anche la tua storia si divida in tre
parti.
Nel presente speri con tutta te stessa che accada qualcosa, qualsiasi
cosa, in grado di cambiare gli assetti dell’intera storia. Speri, con ogni
fibra del tuo essere, che arrivi Gab e dica “Ehi Melly, ci siamo sbagliati, sei
libera!”.
Nel passato stai
sempre con l’ansia, perché ti aspetti che succeda qualcosa. “Succede ora? Tra
poco? Oddio, ma succede adesso?”, quindi ti fai tutta la seconda parte del
libro col fiato sospeso. E poi arriva la terza parte, che ormai non hai più
lacrime, ti sei giocata pure quelle del battesimo, però sei arrabbiata. Ecco,
un’altra delle emozioni che ho provato durante la lettura di questo libro è
proprio la rabbia. Tanta. Volevo spaccare tutto, persino la faccia di Gabriel.
Ed ecco che, mentre sei sul punto di prendere a pugni quel bel faccino, ti
parte la speranza.
Dal punto di vista
stilistico, questo libro mi è piaciuto molto. È dinamico, veloce, immediato.
Non mi è venuto il sonno e, anzi, mi ha tenuta incollata alle pagine fino alla
fine. Negli ultimi tempi mi è capitato di leggere libri che mi hanno fatto un
po’ arrabbiare, perché pieni di passaggi seriosi e ampollosi, sembrano scritti
da chi vuole darsi delle arie da gran scrittore. 83500 invece no, non vuole
ergersi a nulla, ti presenta i fatti e le emozioni della protagonista così come
sono, riuscendo a catturarti e a farti entrare dentro il romanzo. Apprezzo
sempre lo stile diretto, mi fa davvero sentire parte del libro, come un’amica
che ascolta il racconto della protagonista.
Dato che io e la
Michela Monti abbiamo legato nell’ultimo periodo –grazie a un rossetto, perché
lei usa rossetti bellissimi- ho trascorso l’intera lettura a… insultarla in
chat e a fare mille congetture, ipotesi, sembravo l’ispettore Zenigata. Io,
davvero, non so come abbia fatto a sopportarmi e per questo la vorrei
ringraziare: grazie per non avermi bloccata!
Potrei dirvi tante
cose. Potrei dirvi che ho letto questo libro perché attratta dalla trama o
dalla copertina; potrei dirvi che l’ho scelto tra un altro mezzo milione di
libri perché attirata dal genere. Perché Michela è l’autrice migliore del
mondo, perché 83500 è il libro più bello dell’universo che Ken Follett si può
mettere da parte. Potrei dirvi che l’ho letto perché tutti mi urlavano di
farlo, ma in realtà non ho mai dato molto peso alle urla. Davvero, potrei dirvi
tante tante cose. Ma non ve le dirò.
Preferisco la
verità.
Vi dirò che ho
comprato questo libro a causa di un rossetto liquido Maybelline (se non ricordo
male, il colore era Voyager) che ho visto sulle labbra dell’autrice in una foto,
settimane dopo che tutti mi hanno riempito la testa con il suo libro. Quindi
sì, ho comprato 83500 a scatola chiusa grazie a un rossetto. Ne sono felice, il
potere del make-up è imbattibile… anche in lettura. Non sono pazza, sono solo
molto innamorata dei trucchi. E mi rendo conto che una bookblogger dovrebbe
essere un tantino più professionale, ma allora smetterei di divertirmi.
Spero che nel
seguito vengano spiegate alcune cose lasciate in sospeso, perché il cliffhanger
mi fa soffrire nei telefilm, figuriamoci nei libri! Eppure l’ho apprezzato
molto, perché mi ha fatto venire l’agitazione e una gran voglia di continuare a
scoprire la storia di Melice.
Miei cari amici,
il rossetto non ve lo consiglio perché è appiccicoso da fare schifo anche se il
colore è super bello, però vi invito a leggere il libro di Michela Monti. Se
siete amanti della suspense, di mondi per certi versi diversi dal nostro (ah ah
ah, il gioco di parole!), di quel tocco di fantascienza che non fa mai male… credo
che 83500 potrebbe piacervi molto. E, almeno per quanto riguarda quest’autrice,
vi aspetto sempre qui con la recensione del secondo libro.
Tu hai pianto per il libro, io ho gli occhi lucidi per la recensione.
RispondiEliminaSì, Voyager, numero 50, e lo ringrazierò per un pezzo ❤️
È bellissimo leggere questo tuo commento... ma sappi che non ti libererai di me, sto già in fibrillazione per il secondo. Non vedo l'ora di leggerlo! ❤️
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