giovedì 10 marzo 2016

Recensione: "Quando hai preso il mio cuore" di Alice Vezzani

Quando si tratta di Made in Italy sono sempre piuttosto restia a commentare, soprattutto se si tratta di pubblicazioni self. Quando mi capita tra le mani un bel libro, la recensione sembra che si scriva quasi da sola. Mi piace parlarne, scrivere cos’è riuscito a trasmettermi, cos’ho provato durante la lettura. Quando invece trovo un libro che proprio non mi è piaciuto, vado in crisi. Perché dopo aver terminato la lettura, mi capita di leggere commenti assolutamente entusiasti e allora mi domando se c’è qualcosa che non va in me. (Per non parlare poi della paura matta di ricevere insulti, quelli mi terrorizzano proprio). Il romanzo di cui vi parlerò oggi -"Quando hai preso il mio cuore" di Alice Vezzani- non mi ha entusiasmata. Anzi, diciamo che non mi è proprio piaciuto. Mi ero fiondata ad acquistarlo perché la trama mi aveva attirata, era carina, faceva presagire una storia appassionante e travolgente. I fan dell’autrice non me ne vogliano, ma… non ci siamo, non ci siamo proprio.
E visto che proprio non ce l'ho fatta da sola, ho chiamato un'amica che è stata molto felice di aiutarmi ad affrontare questa recensione. Eccola, ha già l'ansia!

Autore: Alice Vezzani
Titolo: Quando hai preso il mio cuore
Editore: Self published
Pagine: 264 (più un racconto John/Danny)
Prezzo: € 2,99
Voto:

Trama: Aidan Wood è uno dei modelli più pagati e famosi del mondo, il suo obbiettivo adesso è diventare un attore e guadagnarsi un posto tra le stelle di Hollywood. È intelligente, indiscutibilmente bello e seducente, non ha paura di lasciare le passerelle per fare il grande salto. Peccato che l'amore bussi alla sua porta e lui non possa fare a meno di aprirgli.
Katy ama lavorare come assistente e stylist per la Rev Agency Mode di Londra. Cresciuta nei backstage fotografici di alta moda, sa quanto possano essere effimeri e inaffidabili i modelli con cui lavora. Nonostante l'attrazione per Aidan sia forte, sa che la loro relazione non può avere futuro perché lui sarà sempre più impegnato con la sua carriera.


La mia opinione

Quando la smetterò di lasciarmi influenzare dai consigli dello store Kobo?
Prima di cominciare, ci terrei a mettere in chiaro una cosa: questa recensione si basa solo ed esclusivamente sul libro che ho letto. Nulla di personale. Anche perché non conosco l’autrice e prima di questo libro non avevo mai letto nulla di suo.
Lo metto in chiaro perché quando si tratta di romanzi italiani –in special modo di quelli self- ci si pone sempre la stessa domanda: la tizia che recensisce vuole affossare l’autrice?
Nel mio caso no, nella maniera più assoluta. E comunque non basta una recensione negativa su un blog praticamente sconosciuto per affossare il lavoro pluriennale di una persona.
Le premesse perché io potessi amare questo romanzo c’erano tutte. Un ambiente a me sconosciuto, quindi il desiderio di ampliare gli orizzonti; due protagonisti indiscutibilmente attratti l’uno dall’altra; persino due mestieri complicati da gestire, in special modo quando si desidera instaurare un legame sentimentale a lungo termine.
Mi ci sono fiondata… e poi mi sono schiantata.

L’autrice ci dà modo di conoscere entrambi i protagonisti in modo intimo, in quanto il romanzo è narrato in prima persona e ci offre il punto di vista di Kate e quello di Aidan.
Personaggi che, però, non sono stati caratterizzati al meglio. Non mi hanno lasciato nulla. Non sono riuscita a sentirmi parte della loro storia, non sono riuscita neppure a comprenderli e ad avvicinarmi a loro. Kate è una venticinquenne che vive a Londra, lavora per un’agenzia di moda e cura gli aspetti tecnici di questa professione. In sostanza fa in modo che i modelli che si appoggiano all’agenzia per la quale lavora siano sempre al massimo del loro splendore. Aidan è invece un modello, con una piccola particolarità: è un po’ “vecchio” rispetto ai suoi colleghi. È un ventisettenne che ha avuto la possibilità di seguire il suo sogno solo dopo aver conseguito la laurea in legge (su questo punto torneremo in un secondo momento).
Ci troviamo in un mondo diverso da quello cui la maggior parte di noi è abituato. Il mondo della moda è visto da tutti come qualcosa di irraggiungibile; un mondo fatto di feste, eccessi, delle volte anche di abusi e infelicità. È un mondo duro, a tratti spietato. Nonostante siano ricche da far schifo, non invidio per nulla le modelle. Fanno una vita troppo frenetica, troppo eccessiva, troppo tutto. Sono vittime della loro stessa bellezza, dei loro corpi statuari che devono mantenere a ogni costo. Proprio in questo romanzo, una modella ha risposto a una delle domande che mi ero sempre posta. Perché nell’ambiente della moda girano quasi sempre sostanze stupefacenti? “Devo mantenermi giovane e bella” e la droga la aiuta in questo. È un mondo totalmente lontano dalla quotidianità, quindi ho letto questo romanzo anche per provare a conoscerlo meglio. Mi piace molto infatti il modo in cui l’autrice è entrata in questo mondo tanto lontano. Un contesto che, almeno secondo me, è riuscita a raccontare in modo molto schietto, senza fronzoli e abbellimenti.

A lasciare a desiderare è il comportamento dei due protagonisti. Sono delle persone eccessivamente confuse e a tratti anche incoerenti. Si contraddicono una riga sì e una riga no, facendo perdere il filo e rendendomi ancora più confusa di loro. Per non parlare dello stile di narrazione, degli evidenti refusi e degli errori sintattici e di grammatica. Questi errori hanno rallentato molto la mia lettura, tanto che più volte sono stata costretta a spegnere il Kobo per tentare di distrarmi un po’. Sono quella che in modo piuttosto dispregiativo viene solitamente definita “grammar Nazi” e quando trovo certi orrori sui libri, mi sale subito l’ansia seguita dal magone!
Un piccolo esempio di uno degli errori più frequenti: “Stamattina andai in ufficio arrabbiata”. Ovviamente l’esempio me lo sono appena inventato, anche se… se non ricordo male, questa stessa frase l’ho davvero trovata all’interno del romanzo. Allora, non voglio fare la maestrina rompiscatole, ma queste sono le basi dell’italiano. Se parli al passato remoto, non puoi scrivere “Stamattina andai”; dovresti scrivere “Quella mattina andai…”. Oppure “L’appuntamento era fissato per la prossima settimana”, sarebbe stato più corretto “per la settimana successiva”.
Un piccolo esempio trovato proprio nel romanzo: Soppressi una risata per non indispettirlo, era molto permaloso in questo periodo e oggi non era dell'umore di scherzare.”
Quasi tutti i complementi di tempo sono stati scritti nel modo sbagliato. E più ne trovavo, più il desiderio di abbandonare la lettura si faceva forte.

Non mi capita spesso di leggere un libro con il block notes a portata di mano, perché prendere appunti mentre leggo mi annoia parecchio. Questa volta non ho potuto fare a meno di prendere nota di tutti –o quasi tutti, erano davvero troppi- i passaggi che non mi erano piaciuti o che, semplicemente, non erano scritti bene.

“Mi ero già trovata davanti a enormi pregiudizi su di me, molti mi etichettavano come una ragazza facile solo dopo aver saputo l’ambiente in cui lavoravo.”
A parte l’evidente errore di forma, questa frase mi ha fatto riflettere molto. La povera Kate si sente bersagliata dai pregiudizi e in effetti non è giusto che una persona venga classificata in una certa maniera solo perché lavora in un certo ambiente. Però poco prima aveva affermato di essere in cerca del vero Amore (la A maiuscola c’è proprio nel romanzo, non l’ho inventata io) e poi ammette di preferire le relazioni di solo sesso. Allora, io qui mi sono un po’ confusa. Non è una facile e questo ci sta, non voglio entrare in merito perché non mi importa. Però si contraddice da sola. Dice di cercare il vero amore e un attimo dopo si contraddice dicendo di preferire solo il sesso. È un po’ confusa questa ragazza! E poi: “Non era il mio tipo perché aveva i capelli scuri”. Oppure: “Non provavo assolutamente niente per lui, era solo un altro uomo con cui avrei avuto un rapporto appagante ma superficiale”. Oltre ad essere incoerente, è anche oltremodo superficiale. Una ragazza che si sceglie gli uomini in base ai capelli non mi sembra molto profonda. E ad ogni modo, se sei solita andare con gli uomini pur non provando niente per loro, non ti lamentare se ti danno della facile. Di sicuro non sei una suora! 
Tina, all'attacco! 
A Kate sale l’ansia al pensiero di essere circondata da persone che non lavorano nel mondo della moda. “Di cos’avrei potuto parlare con il ragazzo in completo se si fosse avvicinato?” Gli avvocati non parlano solo di legge, i medici non parlano solo di medicina, i parrucchieri non parlano solo di capelli, gli insegnanti non parlano solo di scuola. Non credo che questa ragazza non sia in grado di parlare di qualcosa che non abbia a che fare con la moda. Non ci voglio credere. Spero per lei che non sia così, perché altrimenti sarebbe una ragazza monotematica e alla lunga rischierebbe di diventare noiosa! E quante volte dobbiamo leggere che Aidan ha gli occhi azzurri? A pagina 31 avevo già perso il conto! 
Proprio su Aidan, una piccola lancia vorrei spezzarla, anche se non a suo favore. Si è laureato in legge, quindi è un avvocato. I contratti sono il pane quotidiano degli avvocati. E lui, preso dall’entusiasmo, non ha prestato attenzione a un contratto di lavoro che alla fine si è rivelato un contratto di esclusiva che l’ha tenuto bloccato con un’agenzia per due anni. Un avvocato. Okay, lasciamo perdere e andiamo avanti.

“Una persona che amava e rispettava le persone a cui voleva bene”. Wow, anche io amo le persone alle quali voglio bene! Su questo non aggiungerò altro, l’orrore si commenta da solo.

“Indossava una giacca di pelle rossa e la minigonna cortissima la rendevano più simile a una donna di strada.” A parte il fatto che è scritto in una maniera tanto sbagliata, che l’intera frase è praticamente senza senso. La donna che fa questo ragionamento è la stessa che si incazza quando viene etichettata come una facile. Lei invece è totalmente lontana dal fare giudizi, eh? Quindi una minigonna e una giacca di pelle ti rendono una bagascia, va bene. Ma in fondo cosa posso pretendere da una tizia che reputa omosessuale una camicia rosa?
Quindi, visto che le camicie rosa le indossano solo le checche (non voglio offendere nessuno, ma il termine “checca” è stato utilizzato nel romanzo in riferimento a John, l’amico gay della protagonista) ecco a voi un assaggino di maschi palesemente gay in quanto indossano la suddetta camicia da checca:

E andando più avanti nella lettura, ci accorgiamo che Kate non è la sola ad avere pregiudizi circa gli omosessuali. Leggete cosa pensa Aidan in riferimento a Danny, il fidanzato di John:
“Dal suo aspetto non avrei mai detto che fosse gay, né dal suo atteggiamento, né dalla forza con cui mi strinse la mano.” Perché sì, i gay sono tutti come Malgioglio.
Infatti Luke Evans, Sean Patrick Harris, Wentworth Miller, Ian McKellen  e Matt Bomer –giusto per citarne alcuni tra i più famosi- sono la copia esatta di Elton John! Per non parlare della forza con cui stringono le mani altrui, paragonabile a quella di una quindicenne.

“Sapevo di essere irresistibile, nessuna aveva mai rifiutato un invito a cena quando lo chiedevo in questo modo.” A parte il fatto che questo tizio è proprio l’umiltà fatta persona, mi domando una cosa: a una donna basta così poco per accettare un invito a cena? Che qualcuno mi spieghi come funziona, visto che con gli uomini ho la stessa esperienza di una tartaruga ninja. Funziona così? Gli basta lo “sguardo strappamutandine”? Anche quest’espressione è frutto di Kate, eh! Io non ero neppure a conoscenza di uno sguardo in grado di strappare la biancheria intima.
“Cercai di mantenere comunque il sorriso sulle labbra anche se di sicuro risultava un po' più sfuocato, visto che i miei occhi avrebbero riflesso più che altro delusione.” Questa neppure la commento.

Vi parlo di un personaggio che all’inizio mi è stato un po’ sulle scatole, ma andando avanti ha cominciato a piacermi. Ryan è uno dei modelli seguiti dall’agenzia di Didi, il capo di Kate. È un uomo molto sicuro di sé, il classico donnaiolo che sa di essere bello e sfrutta questa sua caratteristica a proprio favore. E nonostante se le faccia tutte, purché abbiano un apparato respiratorio, è un ragazzo tanto romantico. Si innamora di una donna non appena la vede, una donna che lo disprezza palesemente. Vecchio compagno di letto occasionale della nostra Kate, alla fine si rivela un buon amico, senza dubbio migliore di John. Credo proprio sia il mio personaggio preferito di questo romanzo. Non è ipocrita, è consapevole dei suoi comportamenti e non li rinnega. Mi piace perché Ryan rimane sempre fedele a se stesso, anche se delle volte esagera. Per tutta la durata del romanzo, ho sperato gli accadesse qualcosa di buono. E alla fine, di questo ringrazio molto l’autrice, accade.  Aidan invece, coerente quasi quanto Kate (inserire ironia QUI) non è d’accordo con me. Ma proprio per niente. Reputa Ryan un Don Giovanni idiota. E sapete cosa mi ha fatto sorridere? Neppure tre righe prima aveva raccontato di essere andato a letto con una vedova inconsolabile. E passa il tempo a “rodersi dentro” perché è convinto che Kate si sia consolata con Ryan. 

“Durante il volo ero in piena depressione, (perché aveva saputo che alla festa alla quale avrebbe presenziato ci sarebbe stata anche Kate) in un impeto di rabbia scopai Melissa, la coprotagonista, nel bagno di prima classe. Fu eccitante ma meccanico.”
La depressione porta a fare porcate senza senso nei bagni degli aerei? No, ditemelo voi, per fortuna non mi è mai stata diagnosticata tale gravissima malattia. Per la cronaca, il tizio che scopa a destra e manca a causa della depressione è lo stesso che ha la faccia tosta di fare il geloso. Praticamente lui va a letto anche con i manichini, però sa di non poter vivere senza Kate. E si incazza pure quando lei, povera cornuta, si sente delusa dal suo comportamento. Perché il nostro caro Aidan, pur di diventare attore, sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa. Anche ad essere usato come bambola gonfiabile da un gruppo di ricconi made in Hollywood. Questa è la levatura morale del nostro amabile protagonista. E poi pretende che la gente –Kate, in effetti- lo comprenda e lo compatisca. Pretende che lei gli stia vicino e lo aiuti a superare quel dolore. Praticamente la vuole cornuta e maziata. Della serie: io mi scopo anche i guardrail della tangenziale, mi lamento perché giustamente me ne sono pentito e tu MUTA. Quella poverina non ha neppure il diritto di sentirsi ferita, perché solo lui ha sofferto. Lei deve stare in silenzio e lasciarsi fare da lui tutto quello che vuole. Un bambino di due anni è meno prepotente.
Infatti: “Avere un atteggiamento amichevole con le donne faceva parte del mio carattere e del mio fascino, lei doveva accettarlo.” Però si incazza se Kate si avvicina a Ryan, un suo amico. No, okay. Tutta questa ipocrisia mi sta facendo rivalutare i politici italiani, ed è tutto dire.



“Dopo Parigi avrei dovuto tornare a Londra.” Se fossi una londinese, lo aspetterei all’aeroporto giusto per rimandarlo indietro. Avrei dovuto tornare? Okay.

“Le mie forme erano più generose di quelle di una modella, anche se non ero grassa e avevo tutte le curve al punto giusto. Ma forse era la presenza delle curve che non gli piaceva?”
“Le mie forme erano più generose di quelle di una modella, anche se non ero grassa e avevo tutte le curve al punto giusto. Ma forse era la presenza delle curve che non gli piaceva?” Allora, proviamo a comprendere il senso di queste poche frasi. Le forme di Kate sono più generose di quelle di una modella. Non è che ci vuole molto ad avere più forme di una modella, giusto per intenderci. E si domanda se ad Aidan non piace la presenza delle curve. Ora, siamo tra donne ed è giusto cominciare a fare qualche ammissione: nessuna di noi si sente mai completamente perfetta. Insomma, anche la più bella delle donne alla fine ha qualche piccola insicurezza, no? Non sei grassa e hai più forme di una modella. Praticamente sei una ragazza normalissima. Anzi, no. Hai anche le curve al punto giusto, quindi sei una sorta di Scarlett Johansson con occhi e capelli scuri. Una Jennifer Lawrence? Che c’avrai mai, una 40? Esageriamo, dai, una 42. E hai paura che gli possano non piacere le tue curve? Mi prendi in giro? Quanto odio le protagoniste super fighe che si fanno mille seghe mentali assolutamente ingiustificate! Ma davvero, non avete idea di quanto mi fanno incazzare. Questa ha praticamente a disposizione un catalogo di uomini tra i quali scegliere, uomini (MODELLI) che le muoiono dietro… e ha anche il coraggio di fare l’insicura? Lo spirito di Tina Cipollari ha appena preso possesso delle mie facoltà mentali e…


E poi avrei un piccolo consiglio per le autrici in generale. Quando scrivete un libro, cercate di tenere a mente i vari passaggi e anche i dialoghi e i pensieri dei vostri personaggi, perché qui la confusione è perennemente in agguato.
“L’ultima volta che ho fatto sesso con un altro è stato un paio di anni fa. Molto prima che ci conoscessimo.” La suddetta suora di clausura, nei primi capitoli del libro, aveva candidamente ammesso di andare occasionalmente a letto con Ryan. È confusa? Soffre di amnesia?
E le età dei vari personaggi. Nel primo capitolo, Kate afferma di avere venticinque anni. “A venticinque anni volevo l’amore…” Però lavora nell’agenzia di Didi da cinque anni, ovvero da quando ha finito il college. Mi domando quanto duri il college in Inghilterra, perché questa ragazza deve aver finito gli studi a vent’anni. È possibile?
“Aveva ventisette anni” nel secondo capitolo, Aidan ha ventisette anni. Quindi mi domando come faccia più in là nella narrazione ad averne più di trenta. O gli anni sono passati senza che io me ne rendessi conto o semplicemente le età dei personaggi salgono e scendono come yo-yo impazziti.
Sally, la sorella minore della protagonista, nasce quando Kate ha otto anni. E visto che Kate ha venticinque anni, Sally dovrebbe averne diciassette. Passa un solo anno dall’inizio del romanzo a quando Aidan, in un capitolo narrato dal suo punto di vista, afferma che Sally ha una ventina d’anni. Tutto questo mi ha molto confusa. Lo so, sono dei piccoli dettagli che potrebbero sembrare superflui. Ma sommandoli, diventano una roba improponibile!
Per non parlare poi di alcuni punti davvero inverosimili.

“Sempre la solita fortunatella eh”
Scusate, che? Fortunatella? Ma esiste nel vocabolario? È una licenza poetica?

Non avevo mai sentito nominare questo Jack Black, che nome ridicolo, mi ricordava il film “Vi presento Joe Black”, e mi metteva una strana agitazione.” Il più grande desiderio di Aidan è diventare attore. E si presume che un aspirante attore conosca il cinema, qualche film l’ha sicuramente guardato, conosce i nomi degli attori più famosi, no? No. Lui non ha idea di chi sia Jack Black. Anzi, trova il nome addirittura ridicolo. Va bene che questa è un’opera di fantasia, però ci sono innumerevoli riferimenti alla realtà. Abbiamo Armani, le varie settimane della moda, Harrod’s… e non conosce Jack Black? Però in compenso conosce il film con Brad Pitt. Un provetto cinefilo, praticamente.
Amore a prima svista, School of rock, Demolition man, Alta fedeltà, Nemico pubblico, King Kong… niente? E chi sarà mai questo Jack Black? Proprio non saprei dirvi!

“Era stato sesso piacevole, rilassante, di classe, senza nessuna pretesa.” Di classe?

“Tra due settimane dobbiamo spostarci a New York. Possiamo trovarci un fine settimana, magari a metà strada.” Vi prego, illuminatemi: qual è esattamente la “metà strada” tra New York e Londra? Affittano un canotto in mezzo all’Oceano Atlantico?
“Il fatto che Kate fosse una persona normale non avrebbe portato nessun beneficio per la mia carriera.”
E ancora: quando capisce che Kate desidera crearsi una famiglia, lui decide di prendere le distanze da lei. Vuole vedersi sulla passerella degli Oscar (per intenderci, il red carpet), non con in braccio un bambino.
E poi: “Kate era una donna fedele e anche se ci eravamo allontanati un po', dopo la nostra conversazione, ero sicuro che mi avrebbe aspettato. In ogni caso se li avrebbero fotografati insieme, la mia immagine non ne avrebbe sofferto, era tutto quello che mi importava.”
Praticamente mi sono sorbita quasi trecento pagine di egoismo puro! Ad Aidan non frega un cavolo di Kate, per intenderci. È bravissimo con le parole. Quando si scioglie, le dice di amarla tante di quelle volte da avermi fatto venire una dolorosissima carie al premolare destro. Ma non è altro. È solo parole. Quell’uomo è il classico esempio del tutto fumo e niente arrosto. Ha solo le parole (false) e un bel corpo. Ma sapete, di Aidan ce ne sono pure troppi nella realtà, non voglio sorbirmeli anche nei libri. A lui importa solo della sua dannatissima carriera e Kate è un ostacolo. Perché lei va bene come momento di distrazione quando non ha di meglio da fare. Lei va bene chiusa in casa, stesa su un letto. Rendere ufficiale la loro relazione come farebbe ogni persona davvero innamorata? Assolutamente no, perché Kate è una persona normale e finirebbe per rovinargli l’immagine. Aidan, guarda che sei famoso da dieci minuti, ma chi credi di essere? 

“voglio solo che tu capisca che per me averti a New York è molto importante” infatti la molla da sola in albergo proprio la sera di Natale. Perché portarsi Kate appresso alle feste dei pezzi grossi rovinerebbe la sua immagine. Ma seriamente? 

“Zitte voi siete anoressiche e oggi non avete mangiato!” Lo vogliamo spiegare all’autrice che l’anoressia è una malattia molto seria e gravissima che conduce le persone alla morte? La stessa autrice che di punto in bianco ti blocca un libro per fare un appello tipo pubblicità progresso per spiegarti che bisogna sempre usare precauzioni per evitare di contrarre malattie a trasmissione sessuale e che la sieropositività non è diagnosticabile con le semplici analisi del sangue. Era questo il contesto giusto per un simile appello? Non credo proprio. Ha bloccato una lettura già lenta per aggiungere una roba che su quel libro non doveva esserci. Non siamo stupidi, sappiamo che bisogna sempre prendere precauzioni, non c’è bisogno che un autore blocchi la narrazione per parlare di queste cose.


“Una delle donne che scopavo regolarmente aveva notato che facevo sesso con rabbia, non mi aveva chiesto il motivo, sapeva che non glielo avrei detto, ma mi aveva consigliato di prendere delle pastiglie per rilassarmi.” E quindi comincia a drogarsi, non fa una piega. Perché, giustamente, se una ti consiglia di prendere delle pastiglie per rilassarti (praticamente sostanze stupefacenti) tu, ragazzino di 14 anni e quindi totalmente soggiogabile, lo fai senza battere ciglio.

Un’altra cosa che proprio non mi è piaciuta è il modo in cui è stata trattata la storia di Kate, il suo passato. A parte il fatto che lei ha 25 anni ed è rimasta incinta a 15, quindi com’è possibile che sua figlia avrebbe avuto 12 anni? E poi un’altra cosa: l’età del consenso in Inghilterra è 16 anni. Kate ha avuto rapporti con un ragazzo di 19 quando ne aveva 15, questo dovrebbe portare a una condanna per violenza sessuale. E comunque lo stupro cade in prescrizione dopo circa sei anni (almeno in Inghilterra), quindi quando la madre ha saputo chi era il padre del bambino, avrebbe dovuto denunciarlo. Come minimo. Poco importa se il tizio se n’era tornato in Australia. E poco importa se la ragazza era consenziente, il reato c’è e non bisognerebbe gettarlo nel dimenticatoio così, come se fosse una cosa di poco conto. 
Non sono una fan del politically correct, ma ci sono argomenti che dovrebbero essere trattati con la dovuta sensibilità e con il dovuto rispetto.
In questo romanzo ci sono due gravidanze. Ma della seconda non si sa praticamente nulla. Dovrebbe essere una parte fondamentale della narrazione, in quanto porta direttamente al tanto desiderato lieto fine. Sappiamo solo che Kate è felicissima della notizia, il suo desiderio di maternità è molto forte, ama moltissimo il suo bambino e vuole proteggerlo. Ma cos’altro? Questa gravidanza è volata via in una manciata di pagine, neppure il tempo di abituarci al fatto che Kate avrebbe avuto un bambino, che già è nato! E il padre, in tutto questo, è troppo occupato a sollazzarsi con la zietta per chiamare la povera Kate che ancora lo aspetta. Un uomo così non merita un orsacchiotto di peluche, figuriamoci un figlio!
Però comunque Kate è circondata da persone che le vogliono bene. La famiglia, gli amici, John e Danny con l’istinto materno... istinto materno? Essere gay non ti rende automaticamente donna, porca miseria! Al massimo possono avere l’istinto paterno.

E per finire, questo:
Il capitolo è scritto dal punto di vista di Kate, però lì c’è scritto Aidan. Una rilettura avrebbe evitato un simile errore.

Io i tre euro li ho spesi col cuore (come Barbara D’Urso, quella che col cuore fa tutto, anche stirare le camicie), sono perfino contenta di aver letto questo romanzo. Però mi fa molto arrabbiare l’assoluta trascuratezza che vi ho trovato. Mi domando se l’autrice abbia riletto ciò che ha scritto, se ha fatto un editing, se ha almeno fatto leggere il manoscritto a qualcuno prima di pubblicarlo. Perché davvero, non è possibile mettere in vendita simili prodotti. La trama non regge? I personaggi fanno scelte discutibili? Va bene, in fondo è un’opera di fantasia. Ma quando a non andare bene sono la sintassi, la grammatica, l’ortografia e i complementi di tempo, cosa deve pensare un povero lettore? Domande senza punti interrogativi, discorsi diretti senza i dovuti segni che facciano intendere un inizio e una fine alla frase detta dal personaggio… ma si può sapere cosa diamine ho comprato? Era solo una bozza pubblicata per sbaglio?


Mi dispiace davvero molto, non ho intenzione di offendere l’autrice e il suo lavoro. È ovvio che un autore, in ogni libro che scrive, ci mette tutto se stesso. Mente, anima, corpo. Ma questa volta ho visto solo un’accozzaglia di avvenimenti messi lì a caso in un italiano che lascia un po’ a desiderare. Confusi gli avvenimenti che si susseguono senza seguire una loro logicità e confusa anche io che ho tentato di capirci qualcosa. Il tempo passa in un modo incredibile, in questo romanzo. Nell’arco di due righe ci sono salti di giorni, persino di intere settimane. E questo in che modo potrebbe non confondere chi legge? E solo perché il mondo della moda viene costantemente etichettato come mondo superficiale e senza valori, non significa che anche i protagonisti di questo romanzo debbano essere a loro volta superficiali e senza valori. Parliamo di un uomo che pur di diventare ricco e famoso vende il proprio corpo e mette in secondo piano tutto il resto. Affetti, amore, la sua stessa dignità. E poi abbiamo una donna più volte cornificata che prima fa un po’ l’offesa e poi basta un’occhiata “strappamutandine” per farle accettare ogni cosa. Però in compenso non sopporta il profumo di altre donne su di lui e non riesce a toccarlo. Ma tranquilli: le basta scattargli un paio di foto per ritrovare la forza di toccarlo e di rotolarsi insieme a lui tra le lenzuola. Ma un po’ di amor proprio, questa donna, ce l’ha? Amore non è sinonimo di stupidità, si può essere innamorati senza dover per forza perdere la propria dignità o le facoltà intellettive. Lui vuole lei, si incazza quando altri uomini le si avvicinano, ma poveraccio… non se la sente proprio di prometterle fedeltà. Lo fa, eh, intendiamoci. Alla fine lo fa. Dopo aver fatto i suoi porci comodi e aver ottenuto quello che voleva!

Consiglio questo libro?
Sinceramente, non me la sento proprio di consigliarlo. Non tanto per gli avvenimenti confusi che si susseguono senza un filo logico, quanto per il modo in cui questi avvenimenti vengono raccontati, per la trascuratezza che ho trovato dal punto di vista sintattico-grammaticale, per il modo in cui sono stati trattati alcuni temi importanti e per l’incoerenza dei personaggi.
Due cupcakes.
Tina non approva.
E adesso esco insieme a lei.
Ciao Maria!




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