giovedì 11 aprile 2013

Recensione: "Il risveglio" di J.R. Ward



Autore:
 J. R. Ward

Titolo: Il risveglio
Titolo originale: Black Dagger Brotherhood: Dark Lover
Traduttore: Paola Pianalto
Serie: La Confraternita del Pugnale Nero
Casa editrice: BUR Rizzoli
Pagine: 445
Prezzo: € 8,90
Pubblicazione: Gennaio 2011
La serie viene pubblicata anche da Mondolibri con il titolo originale e un sottotitolo in italiano.
Il voto di Ale: 4/5


“Sono forti, potenti, bellissimi.  E lottano contro il male.  
Sono i vampiri della  Confraternita del Pugnale Nero”
A Caldwell, una cittadina nello stato di New York, i vampiri vivono in mezzo agli umani. Ma, a differenza di ciò che si potrebbe credere, le prede sono loro. Braccati dalla Lessening Society, i vampiri cosiddetti “civili” sono protetti da un gruppo di vampiri guerrieri. La Confraternita del Pugnale Nero capeggiata da Wrath, l’ultimo vampiro purosangue sulla Terra, nonché sovrano di tutti i vampiri. Il re cieco, così chiamato per via della sua quasi completa cecità, viene pregato da uno dei suoi più fidati amici affinché protegga la figlia di quest’ultimo, Beth, ormai prossima alla transizione. La ragazza, che non ha mai conosciuto il padre, non è minimamente a conoscenza dell’esistenza di vampiri e altre creature soprannaturali e verrà catapultata da Wrath in questo “nuovo mondo” al quale lei dovrà appartenere una volta superata la transizione e divenuta vampira a tutti gli effetti.


Recensione:
Primo romanzo della fortunata serie nata dalla penna di J. R. Ward –nota anche come Jessica Bird-, “Il risveglio” è forse il romanzo che meno di tutti –tra quelli di questa serie- mi ha appassionato. Come ogni primo capitolo di ogni saga o serie, “Il risveglio” funge da introduzione delle vicende di questi guerrieri totalmente fuori dall’ordinario. Divertenti, affascinanti, rozzi e anche un po’ sboccati.
I classici uomini delle caverne. Pardon, vampiri della Confraternita.




Essendo arrivata ormai al quinto capitolo –sono un po’ lenta, ma a mia discolpa posso dire di aver scoperto questa serie da pochissimo tempo- ho avuto modo di conoscere meglio un po’ tutti i “fratelli” e ciò che di loro mi piace maggiormente è il discostarsi dall’immagine che ormai si ha del vampiro. Negli ultimi anni abbiamo conosciuto i vampiri sexy e consapevoli di esserlo, quelli che brillano al sole, quelli dolci, educati, equilibrati e romantici.. e poi ci sono loro, che sono totalmente l’opposto del classico vampiro principe azzurro. E dire che Wrath è addirittura un re!
Differentemente da molte altre serie formate da romanzi autoconclusivi, la Ward in ogni suo romanzo non si concentra solo sulla coppia principale, tralasciando e mettendo nell’ombra tutti gli altri personaggi. Crea intrecci e trame secondarie –che, alla fine, tanto secondarie non sono- che trovano una continuazione nei volumi successivi. Sono tutti protagonisti, in ogni romanzo la narrazione di svolge attraverso diversi punti di vista, in particolar modo su quel fratello che diventerà protagonista del volume successivo. Nel caso di “Dark Lover” o, nella sua versione italiana “Il Risveglio”, la storia si concentra non solo sui due protagonisti –Wrath e Beth- ma vengono coinvolti anche molti altri personaggi tra i quali troviamo Marissa (della quale non dirò nulla per non spoilerare) e Brian “Butch” O’Neal, detective della squadra omicidi della polizia di Caldwell, protagonisti del quarto volume, “Senso”, anch’esso edito da Rizzoli.
Gli intrecci sono sempre ben costruiti e sebbene si parli di vampiri –argomento ormai trito e ritrito nella letteratura dell’ultimo decennio- la storia non risulta mai banale o scopiazzata da altre opere.
In questa serie è inoltre frequente l’utilizzo di termini inventati dalla stessa autrice. Un esempio sono i termini “Shellan” e “Hellren” rispettivamente la vampira sposata e il vampiro sposato. La spiegazione di tutti questi termini è possibile trovarla alla fine di ogni volume, un glossario che si rivela molto utile ai lettori che altrimenti capirebbero ben poco.
L’unica pecca di questa stupenda serie –e quindi anche del romanzo di cui stiamo parlando- è il continuo utilizzo del sesso. Essendo un romanzo adult, avevo già immaginato che ci sarebbero state numerose scene spinte, ma non credevo sarebbero state TANTO numerose!
Almeno però l’autrice tende a non farle pesare eccessivamente, riuscendo a trattarle con particolare maestria. Non risultano campate in aria, in quanto si collegano bene al resto delle vicende. Nulla viene mai lasciato al caso in questa serie, ogni cosa accade per un motivo ben preciso. Nella serie, appunto. In questo romanzo in particolare però, la prima volta di Beth e Wrath è stata totalmente priva di senso. Sconclusionata, non ho ancora capito per quale motivo la Ward l’abbia inserita in quel dato momento e in quel dato contesto, visto che la trama non lo richiedeva. Dopo aver letto quella scena ho abbandonato il libro per circa un anno, perché mi ero convinta che questa serie non facesse per me. Mi ci sono voluti mesi e mesi per cambiare idea, ma alla fine è stata una fortuna.
Di recente ho letto una frase che mi è rimasta impressa: “Una volta letti i romanzi della Ward, troverai tutti gli altri meno piacevoli e appassionanti”. E, nonostante quei piccoli dettagli che possono non piacere, questa frase è assolutamente vera. Dopo aver letto la serie della Confraternita del Pugnale Nero, non sono più riuscita a trovare un romanzo paranormal romance che mi appassionasse come hanno fatto e continuano a fare quelli scritti da J. R. Ward.
Ci sono fascino, introspezione, mistero, violenza, divertimento e sensualità. Non ci si annoia mai e si è sempre un po’ tristi quando il volume volge al termine.
“Dedicato a:
Te, con amore e soggezione.
Grazie di essere arrivato e di avermi trovata.
E di avermi mostrato la via.
È stato il viaggio di una vita,
il migliore che abbia mai fatto.”
Adoro che in ogni romanzo, l’autrice scriva una dedica al protagonista. E ammetto che qualche volta è stata proprio la dedica in questione a farmi venire le lacrime agli occhi. In quelle poche righe è possibile vedere l’amore che l’autrice prova per i suoi personaggi. In questo caso la dedica è per Wrath, con amore e soggezione. Credo la soggezione di zia J. –c’è zia Steph per Twilight, quindi perché non dotrebbe esserci zia J.?- sia dovuta al caratteraccio e al rango del Re Cieco.
Non capita spesso che non mi identifichi o che non mi innamori a priva vista del protagonista di un libro. Di solito è amore a prima lettura, eppure con Wrath non è stato così. E mi dispiace molto, perché è un personaggio davvero ben costruito. È forte, tenebroso, impulsivo, irascibile.. eppure non è riuscito a catturarmi come invece hanno fatto i suoi fratelli. Sarà che sono ancora reduce dal trauma della prima volta sua e di Beth e questo deve avermelo fatto odiare, ma non è riuscito a catturarmi. Beth invece mi è piaciuta fin dall’inizio. È una donna caparbia e testarda, una di quelle che non si fa mettere i piedi in testa. Pur essendo la compagna del Re di tutti i vampiri, non esita a bacchettarlo quando lui fa qualcosa di sbagliato. O a urlargli contro. Se il sovrano sbaglia, ci pensa Beth a rimetterlo in riga!
Ho visto molto di me sia in lei che in Mary, la protagonista del secondo romanzo. Ho adorato la sua solitudine e lo  stare bene con essa. Beth è stata abituata fin da piccola a stare sola, a non avere una famiglia e a badare a se stessa senza chiedere aiuto a nessuno. Quindi, quando si troverà costretta a “collaborare” con Wrath per la sua transizione, si troverà a dover sottostare a qualcosa che odia: dipendere da qualcuno.
Anche se questo romanzo potrebbe risultare lento in alcuni punti –lento, ma mai noioso- non riuscirete a staccarvene fino all’ultima pagina. E non vedrete l’ora di leggere i successivi, provare per credere.
Romanzo assolutamente consigliato agli appassionati del paranormal romance e a chi vorrebbe avvicinarsi a questo genere, ovviamente se si tratta di un pubblico adulto.
Un ultimo consiglio: prima di cominciare la lettura di questo primo capitolo, assicuratevi di possedere anche i successivi, perché questa serie vi procurerà una dipendenza difficile da frenare.

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