Amici e amiche, oggi su Dreaming Land viene a farci compagnia
un’autrice che questo blog ha conosciuto solo di recente e che dovrò recuperare
per bene. Lo ammetto, con tutte le lacrime che mi ha fatto versare, è entrata
di forza nella cerchia delle mie autrici italiane preferite. Ed è per questo
che ho l’onore di presentarvi (ora stanno squillando le trombe, le sentite?)
C.K. Harp!
Questa donna (sì, è una donna) è talmente brava a mantenere i
segreti da aver sputtanato questa sua seconda identità in quanto, due secondi?
Non ci sa proprio fare la cara Federica, l’agente della CIA non può essere il
suo mestiere. E dato che sono una stronza, voglio sputtanarla un po' anche io. La foto qui accanto è stata presa da Amazon, guardate che serio esemplare di autore in incognito!
È la prima volta che intervisto una persona con la quale ho
parlato per più di cinque minuti, quindi non so proprio cosa scrivere in questa
breve presentazione. Vorrei dirvi che Federica è una delle autrici più pazze
che abbia mai avuto la fortuna di conoscere (è matta da legare, la adorereste) o
che mi fa venire un colpo ogni volta che il suo magico ciuffo cambia colore o
che è una mamma
dolcissima e una persona di cuore. Magari potrei dirvi che trovo sempre molto strano associare dei
libri tragici e strappacuore alla sua persona solare e divertente, o che è
talmente brava da riuscire sempre a conquistare un pezzetto di anima. E invece non vi dico nulla, sto zitta e vi lascio leggere la nostra ciacchierata!
-Col nome C.K. Harp hai
pubblicato diversi romanzi M/M. Da dove nasce l’interesse verso le storie male
to male? Trovi che per scrivere un romance uomo/uomo sia necessario avere una sorta di
particolare preparazione o lo si può scrivere come generalmente si è abituati a
scrivere un romance uomo/donna?
Sai che guardandomi indietro mi rendo conto di averne
scritti più come C.K. che come Federica? In realtà l’amore per il genere è nato
in maniera spontanea, ancor prima di leggerne già ne scrivevo. Se consideri che
i primi due you feel vertono sulla tematica della bisessualità e della
omosessualità, puoi trarne le conclusioni del caso. Detto questo, non credo ci
sia bisogno di una preparazione specifica, quanto della necessaria attitudine.
Ovvio che per poter essere realistici in un contesto erotico sia necessario
quantomeno documentarsi su come questo avvenga tra persone dello stesso sesso,
ma l’amore per me rimane amore. L’importante è non snaturare personaggi e
caratteri. Odio quando un uomo viene descritto alla stregua di una donna,
perché gay non significa effemminato. Esiste, come anche per le donne, il
fattore caratteriale più o meno accentuato, ma di certo un serial killer
innamorato non andrà a gettare le braccia al collo all’amante quando entrambi
dichiareranno i propri sentimenti. Perlomeno un omicida che è stato descritto
come spietato. Poi, oh, le eccezioni ci sono, ma di regola un uomo rimane tale.
-Sia “Sono solo un
ricordo” che “Quando nessuno ascolta” sono romanzi molto forti dal punto di
vista emotivo. Ti prendono dentro, a tratti sono strazianti, ma anche pieni di
una sorta di amore per la vita che non si incontra spesso. Tratti temi che nel
panorama LGBT sono purtroppo attualissimi: omofobia, violenza, pregiudizio e
un’insicurezza che non permette di vivere come si vorrebbe. Nelle tue storie
non c’è solo la classica storia d’amore, ma lo specchio di una società che non
sembra ancora pronta a quella che tutti definiamo “diversità”. Credi che il
sottogenere M/M potrebbe aiutare, nel suo piccolo, i ragazzi a fare coming out?
E soprattutto, credi che potrebbe aiutare la società a capire finalmente che
gay non è sinonimo di sbaglio?
Diciamo che qui si sfocia in argomenti ben più importanti
e vasti, come: esiste la responsabilità dell’autore per ciò che scrive? Un
romanzo può insegnare o trasmettere un messaggio universale?
Io non ho questa pretesa, non sono nessuno, cerco
semplicemente nel mio piccolo di portare alla luce storie realistiche, che
possono accadere ovunque e a chiunque. Certo, la speranza centrale, il fulcro
del mio lavoro in questo senso, si basa sulla convinzione di riuscire a
“illuminare” almeno una delle menti che leggono storie diverse da quelle che ancora
oggi la società reputa “normali”. È un quesito complesso che richiede
tantissime risposte, una diversa dall’altra. Poi, ehi, al di là dell’amore di
solito nei miei romanzi ci scappa il morto, quindi magari se la vita reale
dovesse risultare ben più positiva: epic win.
-Roger di Quando nessuno
ascolta e Tyrone di Sono solo un ricordo sono due personaggi con diversi punti
in comune, in particolare il burrascoso rapporto con il padre. Si dice spesso
che a prendere nel modo peggiore l’omosessualità del figlio sia la mamma,
perché nei tuoi libri è invece il papà?
Sarà che essendo mamma trovo impensabile ripudiare un
figlio per qualsiasi motivo, anche il più abietto (ovvio, esistono dei casi
limite) e di regola, osservando mio marito, trovo egualmente assurdo che un
papà possa agire altrimenti, ma la vita e la quotidianità insegna che la realtà
supera la fantasia. Sinceramente non ho mai riflettuto bene sulla diversità tra
genitori in questo senso. In tutta onestà, i genitori (entrambi, se andiamo a
vedere) di Tyrone e Roger erano stronzi, chi più chi meno. Non è soltanto la
mano che colpisce, in questi casi, a rappresentare l’azione del carnefice, ma
anche quella che si nasconde, quella che non blocca l’altra, le bocche che si
cuciono e non parlano per paura. So cosa sia la paura in un rapporto, conosco
molto bene le dinamiche che possono scatenarsi in una coppia, ma davanti alla
crudeltà perpetrata in un figlio non c’è egoismo che tenga, terrore che possa
arginare quel senso di protezione che scatta nei confronti di chi hai messo al
mondo, quindi per me, madre e padre, sono egualmente colpevoli.
-Da pochi giorni è uscito
Collapse, il secondo romanzo della serie Enigma. Se ti dico Dre Walker, cosa mi
rispondi?
Stronzo. Vanesio. Saccente. Fragile. Insicuro.
Terrorizzato. Carico d’amore al pari di una bomba. Esteta. Introverso.
Godereccio. Oddio, poi Dre Walker in realtà ha tantissimo del mio carattere…
non so come mio marito abbia potuto sposarmi, ma so perfettamente perché Clancy
ha capito di non poter più fare a meno di Dre. L’editor della Neverland Press
racchiude in sé un mondo sconfinato di contraddizioni, è umano, è realistico,
preda di milioni di dubbi difficilmente dissipabili, ma proprio per questo
ancor più vero e sincero di tanti altri. Dre non è il tipo da entrare in
scivolata al centro di un combattimento, ma puoi star sicura che le prenderà di
santa ragione se a essere in pericolo ci sono le pochissime persone a cui tiene
senza neanche saperlo. Ovvero, lo sa, ma ammetterlo con se stesso è ancora più
dura.
Bel tipetto, Dre…
Per dare il benvenuto a Collapse, il secondo romanzo della serie Enigma che segna il ritorno di Dre Walker, il cioccolatino che ogni donna vorrebbe e che in realtà è già impegnato perché sì e non si discute, godiamoci gi addominali dell'editor gattaro più paranoico del mondo (no, non Federica, parlo di Dre!).
-Ambientazione italiana
vs ambientazione estera. I tuoi libri sono ambientati all’estero e a me
piacciono tanto anche per questo, ma da lettrice quale tra le due ambientazioni
preferisci?
Dipende dalle storie. Ho scritto romanzi ambientati qui a
Roma, nei luoghi che mi hanno vista crescere, ma C.K. nasce per raccontare
situazioni diverse. Ambienti differenti. Un thriller, un buon romantic
suspense, molto deve al luogo cui è legato, e trovo più nelle mie corde
muovermi in contesti stranieri, anche se questo significa ore e ore di studio,
ricerca, sacrificio. Da lettrice? Basta che il libro sia scritto bene e risulti
coerenti. Certo che se mi metti Chantal e Matthew al Trullo (Roma) storco la
bocca.
-Un genere che da
scrittrice pensi non scriverai mai? E uno che da lettrice proprio non riesce a
conquistarti?
Il dark, in entrambi i casi, e la motivazione non è né
moralistica né legata a una sorta di spocchia. Mi ci sento male, ho un
trascorso che mi porta ad allontanarmi il più possibile da contesti e
situazioni che possano rievocare brutti ricordi.
-Hai un rituale
pre-scrittura? Quando ti viene l’idea per un romanzo, segui una sorta di schema
o lasci semplicemente che la fantasia voli libera?
Non avrei il modo di farlo, la mia vita è un caos
completo. Scrivo appena posso, ultimamente quando la mente non è troppo stanca.
Ecco, forse l’unico rituale è attendere che la trama si definisca nei minimi
dettagli nella mia testa: solo allora inizio a raccontare la storia che voglio,
perché significa che è quella buona.
-Sei metodica o
confusionaria? Quando ti viene l’ispirazione, usi qualsiasi cosa hai a portata
di mano per prendere appunti o ti metti davanti al computer e compi la magia?
Non faccio nulla, ci credi? Se mi viene un’idea inizio a
svilupparla in mente, lascio correre giorni e mesi, addirittura, rigirandomela
sulla lingua come fosse una caramella da assaporare. Se metto giù idee, stai
sicura che non scriverò mai niente. I miei romanzi partono dal prologo e vanno
a finire all’ultimo capitolo, senza fasi intermedie, scene trascritte in
fretta. Su questo sono molto fissata e ligia. Ordine, almeno lì.
-Stephen King dice di
scrivere tre o quattro ore ogni giorno e a George Martin, quando l’ha saputo,
per poco non veniva un coccolone. Infatti King sforna più di un panettiere e
Martin è ancora disperso da qualche parte a Grande Inverno. Tu sei più King o
più Martin? Ogni giorno ti ritagli un paio di ore per scrivere o lo fai in modo
meno organizzato?
Decisamente King. Questa cosa, la loro intervista,
l’avevo vista anche io e ho ridacchiato tantissimo per la soddisfazione di
trovarmi in linea di pensiero col Re. Possono trascorrere anche due mesi, tra
una stesura di romanzo e l’altra, ma quando inizio scrivo quasi ogni giorno,
almeno un capitolo. Se non si tratta di romanzi, in ogni caso, si tratta di
recensioni o raccontini, quindi in ogni caso non perdo mai l’allenamento.
Perché lo è: allenare la mente come si farebbe con il corpo. E io, di movimento
fisico, non ne faccio per niente: devo compensare da qualche parte!
-Facciamo un po’ di
polemica insieme. Spesso si dice che in Italia ci sono ormai più scrittori che
lettori, credi sia vero? E soprattutto, ritieni sia necessario per uno
scrittore essere prima un grande e affamato lettore?
Sulla seconda ti rispondo subito di sì. Se non leggi, non
cresci, e se non cresci: che scrivi a fare?
Per la seconda, invece, ho una mia idea. Vero che di
pennivendoli ce ne sono molti, ma di scrittori? E in ogni caso le stime si
basano sulle vendite di libri cartacei, non molto sul digitale, quasi per
niente sui quotidiani, giornali di scienza, e zero totale sul fronte internet.
Si legge, solo che non tutti si buttano sui romanzi.
-Tu pubblichi sia in self
che con casa editrice, quali credi siano i pro e i contro di entrambe le realtà
editoriali?
Ci sono potenzialità sensazionali in entrambi i casi. In
self si ha la possibilità di credere nel proprio progetto, vederne i frutti,
investire per raccogliere risultati più o meno soddisfacenti, toccare con mano un
mestiere enorme che comporta un mare di sacrifici. Questo però comporta anche
il rispetto verso il lettore, e non sempre è possibile riscontrarne in tutte le
persone che decidono di mettersi in proprio.
Con la casa editrice magari si guadagnerà meno, si avrà
meno potere decisionale (vedi cover, prezzo o promozioni varie) ma, se
fortunati (e io lo sono, tanto) si entra in un contesto splendido, in una
macchina ben avviata, in una famiglia di persone che combattono tutte per lo
stesso scopo, al tuo fianco, con te e per te. E lì, anche se è vero che i soldi
aiutano a pagare il mutuo, si scopre un mondo di cui tutti hanno bisogno: i
rapporti umani, professionisti con i quali confrontarsi e crescere, la
possibilità di non essere solo un numero sforna pagine, ma un’entità con un
proprio essere. Che poi… ‘sti soldi… ma quanti pensi che se ne facciano? Sono
pochissime le persone che in self riescono a tirare fuori uno stipendio sano.
-Tra i tuoi romanzi e i
tuoi personaggi, quali sono quelli che in assoluto ti rappresentano di più o
che ami in modo particolare?
Dre e Jaxon. Loro sono i miei amori che più amori non si
può. (nb. Jaxon potrete trovarlo nella serie Davis&Green, Prima della fine è il primo romanzo).
-I due libri (scritti da
altri) preferiti in assoluto.
IT (King), Coraline (Gaiman)
-Un autore italiano e un
autore straniero che C.K. Harp ha nel cuore?
King (ma dai?!) che è geniale (perlomeno, lo è stato), e
Nicoletta Costa, scrittrice per bambini da una vita, che con la sua Teodora mi
ha insegnato a guardare il mondo con gli occhi scintillanti della fantasie e
del divertimento per la vita.
-C.K. Harp e la sua folle
creatrice hanno in serbo qualche sorpresa futura? Cosa bolle in pentola? Ma un
horror quando ce lo scrivi?
In realtà io sono nata con l’horror (colpo di scena!). Ho
in mente (e il primo episodio, in tutta onestà, è anche già scritto) una serie
scifi horror. Non so quando riuscirò a pubblicarla, però, perché ci sono
tantissime cose in mezzo. Ma un mistery per bambini uscirà a ottobre ;)
-Gli aspiranti scrittori
hanno fatto toc-toc, hanno bisogno di una dritta. Hai qualche consiglio
speciale per loro?
Leggete. Un sacco. Tutto. Anzi, se possibile, generi del
tutto diversi e lontani da quelli amati. Non avete idee dell'ispirazione, degli
spunti e della crescita che punti di vista diversi possano rappresentare per un
autore. E in generale, sì.
-Cara C.K. ti ringraziamo
per averci dedicato il tuo tempo, per me è sempre un vero piacere poter fare
due chiacchiere con autori che stimo così tanto. Ti salutiamo con un grosso in
bocca al lupo per Collapse e per i tuoi progetti futuri.
Grazie di cuore a te per avermi ospitata e a tutte le
persone che hanno trovato un briciolo di tempo da dedicare alla lettura delle
mie farneticazioni! Grazie davvero!
Domanda bonus che non era
contemplata: Tu e Attila me la fate una crostata? (Il figlio non si chiama davvero
Attila, Fede è matta solo fino a un certo punto)
Vorrei mettere agli atti che mi è stato chiesto di
occultare questa domanda, ma io esigo che venga pubblicata per testimoniare
quanto la padrona di casa sia golosa! Con Attila sarebbe sfruttamento del
lavoro minorile, lo sai, vero? Però è pur vero che è davvero bravo… vediamo
cosa possiamo fare!
<3
RispondiEliminaGrandeeee fedeeeee ti adoro. Bella intervista
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